Repubblica 24.10.16
Richard McGregor, autore del libro-inchiesta The Party
“Svolta autoritaria, così si rischia uno scontro violento”
intervista di Francesca De Benedetti
«La
Cina con Xi Jinping sta diventando ancora più autoritaria. Così si
rischia un conflitto nel partito, e nel Paese». Richard Mc-Gregor getta
luce da tempo sulle opacità del sistema politico cinese. Lo ha fatto nel
2010, con il libro-inchiesta The Party, un ricco retroscena sul Partito
comunista. Lo fa ora: secondo lui, le manovre messe in atto da Xi per
estendere il proprio potere rappresentano una deriva pericolosa.
Le voci suggeriscono che Xi potrebbe sfidare le convenzioni del partito e rinviare la designazione di un successore.
È così?
«La cartina tornasole arriverà il prossimo anno, ma direi di sì: tutti gli indizi suggeriscono questa conclusione».
Che impatto avrà questa manovra?
«Sicuramente
farà infuriare gli alti ranghi del partito. Non solo i rivali di Xi, ma
anche l’ala più riformatrice potrebbe risentirsene».
Un’arma a doppio taglio per il Presidente quindi?
«Esatto: più Xi apparirà come un dittatore, più alto sarà il rischio di contraccolpi interni».
Perché allora non passare il testimone?
«I
sostenitori del presidente dicono: se designi un delfino, lui verrà
bersagliato da tutti i tuoi nemici. Meglio che faccia scudo tu, quindi.
Ma attenzione, dico io: se sfidi le convenzioni che il partito si è dato
per una pacifica transizione del potere, potresti subirne le
conseguenze, fino a provocare un tracollo interno».
È in corso secondo lei una deriva autoritaria per mano di Xi, nel partito e nel Paese?
«Sì.
Xi sta rafforzando i propri poteri nel partito e sta marginalizzando il
ruolo degli altri apparati. Ha usato la lotta alla corruzione per far
fuori i nemici interni. Indurisce il controllo sulla società civile. Ora
una riforma graduale verso maggiori libertà sarà sempre più difficile».
Intravede conflitti solo interni al partito o anche nel Paese?
«Le
strade per uscire dalla trappola del regime sono due: riforme
democratiche graduali, o scontro violento. Con Xi la strada delle
riforme si allontana. È sempre più forte, quindi, il rischio dello
scontro violento».
C’è chi paragona lo Xi di questa fase a Mao Zedong. Condivide?
«In
generale no, ma c’è un aspetto del confronto che mi convince: l’attuale
presidente è convinto che l’unico modo per governare un Paese come la
Cina, che è assai vasto e che è imbrigliato nelle maglie della
burocrazia, sia comportarsi come un autocrate».
In che modo una deriva autoritaria influirà nei rapporti con Usa ed Europa?
«Un
serio ostacolo alle relazioni tra Cina e Occidente è rappresentato
proprio dalla crisi di fiducia: il PCC sente la propria legittimità
rinnegata dagli Usa perché crede, non a torto, che gli Stati Uniti
considerino antidemocratico il sistema cinese. Con le mosse di Xi
Jinping, queste tensioni si acuiranno».