Repubblica 23.10.16
Da Moravia a Gramsci il gran falò dell’amore e della politica
di Simonetta Fiori
«Cara
Elsina, penso a te spessissimo e ono sicuro che saremo felici». «Cara
Elsa voglio dirti che non desidero separarmi da te». «Cara Elsa, io non
ho che te. E fuori del nostro matrimonio, che è andato come è andato,
non c’è che disordine, solitudine, amarezza». S’erano conosciuti nel
1936 a una cena tra amici, salutandolo lei gli aveva messo tra le mani
le chiavi di casa sua. Moravia restò colpito dal suo sguardo trasognato e
dalla bocca grande, capricciosa. Ne sarebbe nato un amore lungo alcuni
decenni, ora documentato dall’epistolario integrale che Bompiani
pubblica il mese prossimo. Una testimonianza monca, nel senso che manca
la voce femminile (sebbene recuperata nell’introduzione e nelle note):
nel volume compaiono solo le lettere di Moravia, mentre le missive di
Morante per la gran parte sono andate perdute, anche per la cattiva
abitudine dello scrittore incline a liberarsi delle carte che potevano
ricordargli il passato. Una storia difficile e non solo privata, come ci
ricorda il puntuale saggio introduttivo di Alessandra Grandelis. Li
univa l’intelligenza inquieta ma non il carattere e tanto meno le
origini, borghesi per lui e più modeste per lei. Una differenza che
Morante vive con sofferenza, lamentando l’uso di mondo del suo compagno
tra ville aristocratiche e seducenti contesse. Nel 1941 il matrimonio in
Chiesa con padre Tecchi Venturi, Elsa tenta di nascondere la macchia
sulla borsa tenendola contro la gonna nuova. Tra il 1943 e il 1944 il
periodo più intenso e forse il più intimo, quello in cui lui scopre il
coraggio e la generosità della sua compagna che lo segue nella fuga da
Roma verso Sant’Agata, pur non essendo lei la ricercata: era Moravia
nella lista delle persone da arrestare. Un’esperienza destinata a
cementare il sodalizio per tutta la vita, al di là del rapporto
sentimentale, delle fratture e dei dolori che pure l’accompagnarono. «Ho
molto amato Elsa, non sono mai stato innamorato di lei», avrebbe
raccontato Moravia anni dopo. «Innamorarsi è una cosa, amare è
un’altra…». Quando verrai sarò quasi felice. Lettere a Elsa Morante (
1946- 1983), in libreria il 17 novembre.
***
Sempre per
parlare d’amore, d’amore e politica. Donzelli sta per pubblicare la
curiosa storia di una cartolina scarabocchiata da Antonio Gramsci
nell’ottobre del 1922. «Prendetelo, prendetelo: è un
controrivoluzionario », grida una donna scarmigliata mentre tenta di
afferrare un letto che fugge a gambe levate. Il disegno in sé
incuriosisce. Ma la storia si fa ancora più intrigante se si aggiunge
che insieme a Gramsci, nel momento in cui fabbrica la singolare
cartolina, c’è Iulka, la più bella delle sorelle Schucht, la violinista
per la quale un mese prima aveva perso la testa. E la cartolina è
indirizzata a Eugenia, la più temibile delle sorelle Schucht – anche la
più fedele alla causa sovietica – che Gramsci aveva conosciuto in
sanatorio, forse anche un po’ illuso e poi scaricato per la prediletta
Iulka. Noemi Ghetti ci ha scritto sopra un saggio che si annuncia
appassionante. La cartolina di Gramsci. A Mosca, tra politica e amori,
1922-1924, in libreria tra due settimane.