Repubblica 23 10.16
“Da Bersani sabotaggio a chi lavora per l’unità”
Matteo Orfini, presidente dem: “Da leader Pier Luigi fece poco sulle regole e a Roma non intervenne nonostante le denunce”
“Sarebbe un errore rinunciare alle primarie per la scelta del segretario”
di Carmelo Lopapa
ROMA.
«Trovo sconcertante che mentre ci sia chi sta lavorando per ricostruire
l’unità del Partito democratico, per sanare e superare le divisioni, ci
siano altri che lavorano in direzione opposta. Svegliarsi al mattino e
leggere un’intervista come quella di Pier Luigi Bersani su Repubblica
rende tutto più complicato».
Pensa che a questo punto ricomporre
con la minoranza interna sia impossibile, Matteo Orfini, presidente Pd?
Siamo a un passo dalla scissione?
«Spero non ci sia, lavoro perché
non ci sia. La nostra gente ci chiede altro, invoca unità. Abbiamo
avuto una prima riunione della commissione per la riforma dell’Italicum
ed è andata bene».
Dice? Non sembra che le premesse siano delle migliori.
«Tutti
coloro che hanno partecipato, a cominciare da Gianni Cuperlo che
ringrazio, stanno lavorando per trovare un punto d’intesa. Io penso che
ci siano ancora le condizioni per una ricomposizione. C’è già un accordo
sul metodo e sulla necessità di fare presto. Se poi all’esterno altri
remano contro… » Ecco, si riferisce a Bersani e ai suoi che guardano già
al dopo 4 dicembre e chiedono cambio delle regole e accelerazione sui
tempi del congresso?
«Considerazioni da incendiario, mentre siamo
impegnati in una discussione sulla “bibbia” della democrazia che è la
Costituzione. Stiamo facendo di tutto per discutere del merito e qui c’è
chi gioca al congresso anticipato caricando le nostre divisioni sulla
campagna referendaria e sul Paese ».
L’ex segretario avanza una
proposta concreta: anticipare i tempi del congresso e soprattutto
affidare la scelta del prossimo segretario ai soli iscritti. Addio
primarie?
«Abbiamo detto mesi fa che dopo il referendum si sarebbe
anticipato il percorso congressuale, c’è tutto il tempo per
organizzarlo. Adesso abbiamo il dovere di concentrarci sul referendum ».
E le primarie?
«Non
sono d’accordo con lui. Se il segretario del partito è candidato
premier, e così deve essere, è logico che la fonte di legittimazione
debba essere la più ampia possibile. Le primarie sono necessarie, senza,
non sarebbe più il Pd. Cosa diversa è ragionare sulle modifiche dello
Statuto. Ma segnalo a Bersani che è il lavoro che abbiamo fatto e
concluso in un anno nella commissione da me presieduta. Dopo un
confronto nei circoli le modifiche staturarie saranno approvate in una
grande assemblea nazionale. In quattro anni di segreteria Bersani su
tutto questo si preferì soprassedere».
Vi accusa anche di non aver fatto nulla a Roma dopo la sconfitta. “Non si è dimesso nessuno”. Lei, commissario del partito?
«A
Roma abbiamo perso perché c’era un Pd stravolto dalle vicende e dalle
infiltrazioni di “mafia capitale”, c’era un’amministrazione inadeguata:
questa la ragione per la quale il partito è stato commissariato. La
degenerazione del partito romano era iniziata tempo fa, quando Bersani
era segretario, qualcuno gliela segnalò ma preferì non intervenire.
Ritengo le parole di Pier Luigi un’apprezzabile autocritica, seppure
tardiva».
Il Sì al referendum è dato in
ripresa ma ancora sotto. Il margine è recuperabile?
«La
dinamica è molto positiva. Più si entra nel merito e più emerge che le
ragioni del No sono inesistenti. Sabato ci attende una grande
manifestazione, dopo tanto tempo si torna in piazza a Roma e lo facciamo
a testa alta, con grande orgoglio, speriamo ci siano tutti su quel
palco».
La sinistra pd no. D’Alema sostiene che dalla vostra parte ci sono per lo più anziani.
«Trovo
davvero offensivo dire che gli anziani votino Sì perché non capiscono
la riforma, come ha fatto lui. Un perfetto autogol, se a dirlo non è
esattamente un ventenne».