sabato 22 ottobre 2016

Repubblica 22.10.16
Pier Luigi Bersani: “Regole congressuali da cambiare. L’Italicum? Con me stai sereno non funziona”
Serve anche un pezzo di sinistra che mette i piedi nel magma del No e cerca di interpretarlo
La manovra? Si rischia di favorire l’evasione, o cambiano le norme sul contante o non le voto
“Il Pd di Renzi è finito il prossimo segretario lo scelgano gli iscritti”
di Andrea Carugati

FAENZA (RAVENNA). «Far eleggere il segretario del Pd dagli iscritti, e lasciare le primarie di coalizione per la scelta del candidato premier del centrosinistra». Così Pier Luigi Bersani dice al cronista e alle 200 persone venute giovedì sera ad ascoltarlo all’auditorium di Sant’Umiltà di Faenza, in provincia di Ravenna. Poi spiega: «Sarà un confronto aspro, più secco di altre volte ma forse più comprensibile, tra il partito di Renzi e una nuova prospettiva ulivista che rifondi la sinistra».
Dunque dopo il referendum e prima del congresso chiederà di riscrivere le regole dentro il Pd?
«Non ho paura di una discussione radicale sulla prospettiva politica. Ma credo che prima di arrivarci serva una discussione sulle regole, se siamo ancora una comunità. Io credo che i segretari a tutti i livelli vadano scelti dagli iscritti».
Renzi vi accusa di non mandare giù la sua leadership.
«Non accetto che mi si accusi di additare Renzi come un intruso. Di certo io non lascio il partito. Mi limito a constatare che per fare un congresso in modo serio avremmo dovuto partire almeno sei mesi fa. A Roma dopo la sconfitta non si è fatta neanche una riunione e non si è dimesso nessuno. In mezza Italia siamo troppo permeabili a fenomeni che come minimo chiamerei di trasformismo. Prima del congresso ci vuole un appuntamento nazionale per cambiare lo statuto: una volta si chiamava conferenza di organizzazione, se adesso vogliono trovare un nome inglese a me va bene anche chiamarlo Leopold».
Prima però c’è il passaggio del referendum. Lei ormai pare decisamente orientato verso il No.
«Un anno e mezzo fa ho iniziato a denunciare i rischi del combinato disposto tra Italicum e riforma costituzionale. Dai vertici del partiti hanno risposto che erano capricci di Bersani».
La Commissione Pd al lavoro sulla riforma dell’Italicum è già da buttare?
«Non pensino di dire a me cose tipo stai sereno. La verità è che definiscono l’Italicum una legge ottima e la maestra mi ha insegnato che meglio dell’ottimo non c’è nulla».
E così farà campagna per il No con Grillo, Salvini, Brunetta… «Il Sì va da Obama a Verdini, dunque… Ripeto che non farò comitati. Ma a domanda secca, tra Grillo e Verdini, io scelgo il primo. E comunque sarò in compagnia dell’Anpi, della Cgil, dell’Arci ».
Dopo il 2013 lei insiste ancora col dialogo col M5S?
«Noi non dobbiamo demonizzare, ma essere sfidanti e competitivi con le ragioni di quell’elettorato. E aggiungo: con quello che sta accadendo nel mondo a destra, il M5S ha dato una mano tenere il sistema in equilibrio, portando l’insofferenza sul terreno parlamentare. Col senno di poi, il governo di cambiamento che proposi nel 2013 resta una buona idea: avrei proposto 3-4 lenzuola centrate sui diritti dei consumatori e sulla trasparenza e avrei voluto vedere con che faccia il M5S avrebbe potuto bocciarle».
Ora però quel film è decisamente finito.
«Sì, ma è finito anche quello delle europee e del 40%. Quella era solo un’amichevole e i voti di destra sono arrivati per questo. La Ditta per me è il centrosinistra, di cui il Pd deve essere la principale infrastruttura. Dobbiamo fertilizzare quello che sta attorno a noi, promuovere associazioni che stanno un po’ dentro e un po’ fuori».
Davvero crede che dalla vittoria del No possa rinascere il centrosinistra?
«Non sono di quelli che pensano ex malo bono. Il rischio è che il 5 dicembre ci ritroviamo un Paese diviso in cui non ha vinto nessuno. Aver chiamato a un giudizio di Dio su questa riforma, davanti al mondo, è un errore di Renzi che non posso perdonare, l’esatto opposto di quello che diceva Calamandrei quando invitava il governo a restare fuori dalla discussione sulla Costituzione. Ci deve essere anche una pezzo di sinistra che mette i piedi dentro questo magma del No e cerca di interpretarlo. Non puoi dare l’idea di stare sempre con quelli che comandano».
Sulla legge di bilancio lei ha espresso dure critiche, in particolare sul contante. Potrebbe non votarla?
«Si rischia di apparire condiscendenti verso l’evasione, mentre invece bisogna cercare di raddrizzare la barca, mettersi sul pulito. Lo Stato non può perdere la sua dignità di fronte a casi come quello di Maradona che ha un debito di 40 milioni più 35 per il lungo contenzioso. Ma come si fa ad abbonargli i 35? Non negherò l’eventuale fiducia al governo, ma se non cambiano alcune norme come queste, non le voterò. In campagna elettorale avevo preso impegni precisi con gli italiani su questi temi. Ora almeno mi si esenti dal votare il contrario».