La Stampa 22.10.16
Giovani sindaci in tv
Così il fronte del No cambia strategia
La linea di Berlusconi: non passiamo per conservatori
E D’Alema si defila dal video: meglio il porta a porta
di Amedeo La Mattina
Le
trombe mediatiche del Sì e del No dovranno fare i conti con la par
condicio e i tempi in Tv che saranno assegnati dall’Agcom ai partiti e
ai vari comitati referendari che ne hanno fatto richiesta. Tempi
predeterminati a livello nazionale e regionale, con le forze politiche
che faranno la parte del leone, lasciando solo le briciole ai singoli
comitati che, tra l’altro, per accedere agli spazi televisivi devono
avere certi requisiti. Ed è soprattutto la composita armata anti-Renzi -
che va dall’estrema destra della Lega fino a Sel - ad avere un problema
di presenze non omogenee.
Ad esempio, il primo e vero comitato
del no presieduto dal costituzionalista Alessandro Pace, non essendo
riuscito a raccogliere 500 mila firme, deve accontentarsi di uno
strapuntino televisivo. Ma in soccorso di Pace, Zagrebelsky e Rodotà i 5
Stelle e Sinistra italiana, che cederanno loro una fetta di tempo. E i
front runner saranno, neanche a dirlo, i professori citati ed altri come
la costituzionalista Lorenza Carlassare. «La nostra cifra - spiega
Alfiero Grandi, vicepresidente e braccio operativo del comitato - rimane
la competenza e l’autorevolezza».
È lo stesso criterio che dice
di voler seguire Massimo D’Alema, il bomber del comitato presieduto
dall’avvocato Guido Calvi che sembra disinteressato alla TV. Infatti non
è stata presentata all’Agcom alcuna domanda di accesso agli spazi in
par condicio. «Noi - spiega Calvi - preferiamo il contatto diretto con
le persone in carne e ossa. È il metodo più incisivo e non immaginate
quante persone vengono a sentirci». D’Alema, che sta vivendo una nuova
primavera di militanza, ha patrocinato (insieme a Gaetano Quagliariello)
una reunion al Residence Ripetta di tutti i No: spiccavano molti reduci
della Prima Repubblica. Un errore di immagine, sfruttato da Renzi e
compagni, che gli altri comitati non vogliono commettere, cercando di
puntare su volti giovani, poco conosciuti ma efficaci in tv. Si vuole
evitare che il fronte del no sia il fronte dei «vecchi», del passato che
frena il futuro.
È la strategia comunicativa discussa l’altro
giorno a Palazzo Grazioli tra Berlusconi, Meloni e Salvini: mettere in
pista quanti più sindaci e amministratori locali possibile. La Lega farà
girare il sindaco di Novara Alessandro Canelli e di Rovigo Massimo
Bergamin, la consigliera bolognese Lucia Borgonzoni e l’assessore
lombardo Claudio Terzi. I Fratelli d’Italia sfoderano davanti le
telecamere il presidente del comitato «No, grazie» e sindaco di
Terracina Nicola Procaccini, il primo cittadino di Pordenone Alessandro
Ciriani e quello di Pergola (Marche) Francesco Baldelli, classe 1974.
Forza Italia vuole valorizzare Massimo Mollegni, il sindaco di
Pietrasanta che venne arrestato mentre era in carica dal pm Domenico
Manzione (oggi sottosegretario all’Interno), fratello dell’ex capo della
polizia municipale di Firenze, Antonella Mazione, oggi consigliere di
Stato, dopo aver diretto il dipartimento affari giuridici e legislativi
di Palazzo Chigi. Baldelli, 46 anni, che è stato 6 mesi in carcere e poi
assolto, è stato rieletto e ora fa parte della squadra che in Toscana e
a Roma andrà in tv a perorare il No. Insieme ad altri, come il sindaco
di Ascoli Guido Castelli. Ma Berlusconi vuole in primissima linea un
tridente azzurro e femminile: Mara Carfagna, Anna Maria Bernini e Nunzia
De Girolamo. Vorrebbe mettere un po’ la sordina Renato Brunetta, che
tra l’altro è il presidente del comitato del no del gruppo parlamentare
di Fi, ma non è possibile: il Cavaliere non ci riesce a contenerne la
carica. Anche perchè su questa battaglia referendaria e quella contro
Renzi, Brunetta è stato il più coerente. È lui che ha tenuto unito il
fronte del centrodestra e che sta in guardia contro ogni tentazione di
ritorno al Nazareno.
I sindaci comunque vanno di moda nel versante
del No. Anche Quagliariello, che ha già ricevuto il via libera
dall’Agcom ai suoi comitati Civici e riformatori, ha il suo da lanciare
nell’etere: il primo cittadino di Grosseto, Antonfrancesco Vivarelli
Colonna, senza per questo rinunciare all’usato sicuro di Carlo
Giovanardi.