Repubblica 22.10.16
Il Sì in rimonta nei sondaggi ma il No è ancora in testa “Equitalia pesa più di Obama”
Gli
esperti concordi: “Si vota più sul governo che sulla Costituzione
Ancora alta la quota di indecisi, la vittoria si deciderà sul filo di
lana”
di Tommaso Ciriaco
ROMA. Conta di più un
selfie con Obama o la ghigliottina calata su Equitalia? Vale tutto,
nella battaglia referendaria di Matteo Renzi. E tutto sposta voti, anche
se non può bastare una cena alla Casa Bianca per issare la bandiera del
governo sulla montagna del No. Certo, il trend indica un’inversione di
tendenza a favore della riforma, ma un solo istituto registra per adesso
il controsorpasso del Sì. «La verità – spiega Alessandra Ghisleri
(Euromedia Research) – è che non vale solo “quello” che fai per ottenere
consenso, ma “quando” lo fai e “cosa” accade nel frattempo. Un vertice
con il presidente degli Stati Uniti non deve pesare oggi, ma il 4
dicembre...».
Tutto nasce da un sondaggio di Demopolis. Per la
prima volta da mesi, segnala il Sì oltre la soglia del 50%. Un 51%
frutto dell’impatto mediatico di alcune misure annunciate dal governo,
assicura il direttore Pietro Vento. Il reset di Equitalia, ad esempio,
oltre agli interventi sulle pensioni e alle le missioni internazionali
del premier. «Il trend è certamente quello di un recupero del Sì -
premette Antonio Noto a nome di Ipr - ma è per lo più precedente
rispetto a questi eventi. E il No, comunque, è ancora al 51,5%». Ma se
qualcosa si è mosso, è davvero merito del brindisi con Barack? «Gli
endorsement dei leader internazionali spostano nulla – chiarisce Noto –
semmai possono incidere quelli negativi, generando una reazione
“difensiva” nell’elettorato. Altro discorso è Equitalia: muove qualcosa,
soprattutto se il messaggio si sedimenta a ridosso del voto». Ecco il
punto, il “quando”: «Lo sa che il 15% decide l’ultima settimana, il 4%
addirittura nella cabina elettorale? Insomma, annunci del genere hanno
presa sulla fetta di elettorato “emotivo”. Un po’ come fece Berlusconi
l’ultimo giorno di campagna elettorale con l’Ici sulle prime case,
ricorda? ».
Il portafogli più che la diplomazia internazionale,
sembra di capire. Lo sostiene anche il sondaggista Alessandro Amadori,
che stima il No ancora in vantaggio al 52%. «Obama non c’entra proprio
nulla – distingue – mentre Equitalia può incidere indirettamente a
favore di Renzi. Il voto è come un investimento». Metafora suggestiva,
che dimostra come in gioco ci sia l’esistenza stessa dell’esecutivo:
«Noi lo paragoniamo al Rot, cioè alla capacità del capitale investito di
trasformarsi in ricavi di vendita: ecco, misure fiscali di questo tipo
posso creare nell’elettore un atteggiamento favorevole alla permanenza
di questo governo».
Neanche Nicola Piepoli pensa che la rimonta
del Sì sia completata, né considera certo che mai si concretizzerà.
«Eppure penso che il 54% che attribuisco oggi al No non sia l’unico dato
da tenere in considerazione. Conta pure la psicologia di massa. Cosa ci
dice? Che la partita è aperta per la forte volontà di Renzi di vincere:
il Sì ha un significato naturalmente positivo, creativo. E questo ha
presa nella gente». Portafoglio e psiche, insomma. «E poi anche
l’incontro con Obama, perché no? Spostasse anche l’1%, servirebbe
comunque: i referendum si vincono con un voto in più. E, come è noto,
per un voto Martin perse la cappa...».
Su tutto, naturalmente,
pesa l’immensa incognita degli indecisi. «Il No è tra il 52 e il 53%, al
momento - informa Ghisleri - La soglia di “non ritorno” statistico è al
54%, ma comunque oggi non varrebbe a causa dell’alto numero di elettori
che non sa cosa votare ». Molto, insomma, può cambiare. «Negli Stati
Uniti si vota l’otto novembre - ricorda ancora la sondaggista - dunque
prima del nostro referendum. Ci si può chiedere quanto valga l’appoggio
di Obama, visto che il 4 dicembre ci sarà già un nuovo Presidente. O
quanto invece peserebbe una vittoria di Trump: farebbe percepire come
più apprezzabile il sostegno dell’ex presidente Usa?». È tutto molto più
complicato di un selfie.