Repubblica 13.10.16
Perché No
intervista a Roberto Zaccaria
“La maggioranza concederà diritti all’opposizione”
ROMA.
Professor Roberto Zaccaria, non ritiene che ci sia un rafforzamento
della democrazia se vengono menzionati nella Carta i diritti delle
minoranze e lo Statuto delle opposizioni?
«Di statuto
dell’opposizione si parla da una vita: era il momento di introdurlo,
almeno con alcune disposizioni di principio, direttamente in
Costituzione. Invece l’articolo 64 promette soltanto e rinvia al
regolamento. Il regolamento si approva a maggioranza assoluta, un
“quorum” che oggi è difficile da raggiungere, ma con la legge elettorale
Italicum, il partito che vince le elezioni ha ampi numeri per approvare
da solo il regolamento. In altre parole sarà la maggioranza che
“concederà” diritti e doveri all’opposizione: molto pericoloso. Le
contraddizioni e gli equivoci sono poi diversi. Non si parla di
“opposizione”, ma di “opposizioni” e questo depotenzia il discorso. Al
Senato poi si parla di diritti delle minoranze. Cosa significa? Si
tratta di minoranze politiche? I senatori dei vari schieramenti scelti
dai Consigli regionali con metodo proporzionale si riuniranno in gruppi
politici simili a quelli della Camera? Se invece si presta fede alla
rappresentanza delle istituzioni territoriali, quali saranno le
maggioranze e le minoranze?».
Viene sancito l’obbligo di presenza del parlamentari. Non è positivo?
«Questa
norma mi pare un inutile manifesto. Già oggi i parlamentari assenteisti
sono penalizzati sulla diaria. Temo anzi che con il nuovo voto a data
fissa siano indotti a disertare ancora di più».
I senatori
dovranno lasciare il seggio via via che decadono da sindaco o
consigliere. Ritiene che questo turnover continuo possa creare dei
problemi?
«È proprio il turnover che porta a definire il Senato
come “Camera dalle porte girevoli” e rende ancora più equivoca la natura
di quest’organo. Senatori che entrano e che escono incessantemente e
provvedimenti delicatissimi che possono perdere i loro referenti dalla
sera alla mattina».