Repubblica 12.10.16
Ugo De Siervo, presidente emerito della Consulta e ordinario di diritto costituzionale a Firenze
Il Senato dell’Italicum “Assemblea selezionata senza criterio”
Vincono i partiti
Su quegli scranni finiranno i rampanti, o chi non ha avuto incarichi locali: saranno i partiti a scegliere
ROMA. Professor Ugo De Siervo, la riforma taglia 220 seggi senatoriali, non è positiva una sforbiciata a politici e costi?
«Che
gli organi legislativi si riducano nei loro componenti non è negativo,
ma sarebbe opportuno un ridimensionamento anche della Camera, che invece
resta con 630 deputati, il che crea certamente una sproporzione».
Il
nuovo Senato deve rappresentare le realtà territoriali, per questo sarà
composto da 74 consiglieri regionali, oltre che da 21 sindaci. Perché
il No contesta questa scelta?
«Prima di tutto se la nuova
assemblea deve diventare la voce delle autonomie, è irragionevole e
sbagliato che non possa legiferare sul riparto delle competenze tra
Stato e Regione, su cui ha solo un potere consultivo. Allora di cosa
dovrebbe occuparsi? Quanto alla scelta dei consiglieri non risponde a
nessuna qualificazione oggettiva. Almeno si potevano chiamare i
governatori, o chi ricopre un ruolo particolare in Regione. Alla fine
saranno selezionati i più rampanti, o magari quelli che non hanno avuto
gli incarichi locali cui ambivano. La scelta è affidata ad una pura
discrezionalità politica».
Però dovrà essere varata una legge elettorale ad hoc che tenga conto delle scelte dei cittadini.
«Credo
ci sarà una estrema difficoltà a tenere conto della volontà degli
elettori. Si chiacchiera tanto di rispetto della sovranità popolare, ma
la classe politica è sempre più scelta dalle strutture interne dei
partiti».
Consiglieri e sindaci dovranno venire spesso a Roma per fare i senatori. Ritiene conciliabili i due ruoli?
«Non
so come faranno, con il doppio lavoro, ad assolvere ai numerosi compiti
attribuiti al Senato. Anche perché la partecipazione al processo
legislativo da parte del Senato dovrà avvenire in termini molto stretti.
Ad esempio, sulle leggi di bilancio, che sono fondamentali, il Senato
avrà solo 15 giorni per esprimere il suo parere. E per chi ha già un
altro lavoro significa farlo in due week end».