Repubblica 12.10.16
La carica dei bimbi venuti dal passato la Cina scongela anni di embrioni
I
medici specializzati sono chiamati a ovviare al tasso di infertilità
che è salito al 12 per cento Le cliniche ricevono 500 visite al giorno:
un terzo sono vecchie pazienti per i loro “depositi”
Finito il
divieto che imponeva il figlio unico è partita la corsa nei laboratori
per le fecondazioni “tenute in freezer” E così molte famiglie realizzano
il sogno: un bebè venti anni dopo
di Angelo Aquaro
PECHINO.
L’anno in cui nacque la signorina Huang alla guida della Cina c’era
ancora Jiang Zemin e Bill Clinton rischiò di perdere la Casa Bianca per
la vergogna del caso Lewinsky. Ma se avete indovinato che anno era, cioè
il 1998, avete comunque sbagliato. Perché l’anno in cui è nata la
signorina Huang è invece questo: il nostro. Anno 2016. È il miracolo dei
bambini venuti dal passato. Centinaia di migliaia di cinesi, liberate
dalla schiavitù del figlio unico, coronano il sogno rimandato per troppo
tempo. Ma per tante si tratta di un ritorno al futuro.
Prendete
la signora Li. A 24 anni aveva avuto il primo e, pensava, unico figlio.
Era il 2004, s’era ritrovata a congelare gli embrioni per sottoporsi
alla fecondazione in vitro. Da allora ha messo da parte tre yuan al
giorno, meno di 50 centesimi, per pagare i mille del “deposito” annuale
all’ospedale Tangdu di Xi’an, Shaanxi. Finché l’anno scorso, allo
scoccare della fine del divieto, non è tornata a bussare all’ospedale.
«La percentuale di successo dai noi è del 40%» spiega il direttore della
clinica, Wang Xiaohong, all’agenzia governativa Xinhua «per questo i
medici spesso impiantano due embrioni alla volta ». La fecondazione del
2003 aveva portato 12 embrioni, 5 usati nella prima maternità,7 spediti
in freezer, 3 dei quali sopravvissuti allo scongelamento, i migliori 2
sono stati impiantati: e uno solo è diventato, nel febbraio di
quest’anno, l’ennesimo bebè nato dal passato.
I numeri sbandierati
dall’ospedale di Xi’an possono essere gelidi come tutte le statistiche
di Stato. Ma dietro ai 100mila embrioni conservati dal 2003, e i 27mila
già scongelati, ci sono le storie di 4293 bambine e bambini: e di
altrettante famiglie che oggi sorridono. La Cina è giustamente
orgogliosa dei progressi fatti da quando scodellò anche lei la sua
Louise Brown: era il 1988 e la prima cinese nata in vitro si chiamava
Zheng Mengzhu. Altri tempi: allora, la tecnica era una dimostrazione di
forza scientifica. Oggi i maghi della fecondazione assistita sono
chiamati a ovviare al tasso di infertilità che è salito al 12%, e
riguarda ormai più di 40 milioni di persone, mentre perfino il partito
comunista di Yichang, la città che fu simbolo del figlio unico, suona
l’allarme: contrordine compagni, crescete e moltiplicatevi.
Peccato
che la corsa al secondo figlio, spinta dalla tecnica, apra anche
scenari fino a ieri impensabili. Zheng Lili, 45 anni, infermiera in un
ospedale militare di Pechino, ha già un figlio di 20 anni, Wan Donglai,
che va all’Università. Lili ha sempre sognato un altro bimbo e insieme
al marito ha avviato gli esami per la fecondazione appena il governo ha
tolto i divieti. Cioè, appena. «Ci abbiamo messo un anno per convincere
Donglai: proprio non voleva saperne di un bambino per casa» ci racconta.
Il terremoto che può provocare l’arrivo di un fratello con una
differenza d’età così è immaginabile a ogni latitudine. In una società
complicata come quella cinese lo è ancora di più. Dopo il boom dei
Piccoli Imperatori, i figli unici nati dai genitori che per concentrarsi
sul lavoro ne hanno rimandato l’arrivo il più possibile, chi si
occuperà dei Figli venuti dal passato quando mamma e papà saranno troppo
anziani?
L’interrogativo, finora, sembra preoccupare più i figli
che i genitori. «Da quando i divieti sono saltati, il numero dei
pazienti è cresciuto» dice a China Daily Wang Lu, medicina riproduttiva,
Ospedale del Popolo di Henan. «A volte riceviamo anche 500 visite al
giorno. E un terzo sono vecchie pazienti che ci chiedono dei loro
embrioni depositati». Anche la bambina arrivata dal 1988 in fondo è nata
così. Huang Qiong, 27 anni, le aveva provate tutte prima di arrendersi
insieme ai medici della Fudan University, Shanghai, dopo tre
sfortunatissimi impianti: la creatura non ne voleva sapere. Ma è stato
comunque l’addio al figlio unico a risvegliare le sue speranze. Una
coppia di amici, pure loro avanti con l’età, è riuscita ad avere due
gemelli. E allora anche Qiong è tornata, come tante cinesi, a bussare
all’ospedale che aveva continuato a custodire i suoi sogni. Il resto è
cronaca.
Fino a quell’interminabile “ueeeeee” un pianto lungo 18
anni, che la bambina venuta dal passato ha regalato a un mondo senza più
limiti: tantomeno d’età.