martedì 11 ottobre 2016

Repubblica 11.10.16
Patto Putin-Erdogan su energia e Siria. A pagare sono i curdi
Le incursioni turche non saranno osteggiate da Mosca Intesa per Turkish Stream, il gasdotto verso l’Europa
di Marco Ansaldo

PUTIN lascia mano libera a Erdogan in Siria. E a pagare sono i curdi. Solo un anno dopo il clamoroso incidente del Sukhoi abbattuto per uno sconfinamento di 17 secondi nello spazio aereo turco, Mosca e Ankara siglano un’alleanza tattica sul futuro di Damasco, foriera di scenari inediti.
Con un patto non scritto che esce dal nuovo incontro fra i due leader, ieri a Istanbul in occasione della firma sul gasdotto Turkish Stream. Le posizioni sul futuro del presidente siriano Bashar al Assad restano distinte: la Turchia lo avversa, mentre la Russia lo appoggia. E i due leader tornano a parlare di una possibile tregua ad Aleppo. Ma, soprattutto, le incursioni delle truppe di terra turche nelle zone dei curdi siriani non vengono osteggiate dai russi, e i generali di Mosca non si opporranno. Saranno così le Unità di protezione del popolo siriano, lo Ypg, composte da curdi sulle cui divise compare addirittura la bandiera a stelle e strisce americana, e tra le cui file combattono gruppi femminili specializzati, a trovarsi di fronte i militari di Ankara. Eppure queste unità sono considerate dagli Usa come i più forti avversari del cosiddetto Stato islamico, avendo già sventato nel gennaio del 2015 l’assalto del Califfato nero a Kobane. Una prospettiva destinata dunque a causare nuove frizioni fra Washington e Ankara. Ma oggi Erdogan mette in secondo piano la caduta di Assad. Il suo obiettivo principale è il contenimento delle diverse zone curde che tendono a unirsi in Siria per formare un nuovo Kurdistan: progetto inviso ad Ankara.
Erdogan anzi va oltre. Il suo sogno è la creazione – sotto beneplacito internazionale - di una zona cuscinetto di 900 chilometri all’interno della Siria, nel chiaro intento di occupare una fetta di territorio mentre il Paese arabo viaggia verso la disgregazione. «Un’area di 900 chilometri è stata liberata finora dai terroristi», aveva detto il presidente turco, aggiungendo di recente: «Potremmo estendere quest’area fino a 5.000 chilometri come parte di una zona di sicurezza». La Russia ha anche annunciato l’intenzione di ampliare la sua base a Tartus, in Siria: è l’unica installazione navale di Mosca nel Mediterraneo. Ma la struttura, operativa dal 1977, diverrà adesso permanente. L’invio di missili nella base conferma la volontà di farne un punto di riferimento non solo nella guerra in Siria.
I 40 minuti di incontro fra Putin e Erdogan hanno poi concluso l’accordo per la realizzazione del Turkish Stream, infrastrutturaper portare il gas russo in Europa via Mar Nero, passando per la Turchia. progetto bloccato a novembre del 2015 dopo l’abbattimento del bombardiere russo. Erdogan ha ricordato che in Siria e in Iraq sono concentrate «due terzi delle forniture di energia del mondo», e ha detto che la Turchia «sta cercando di raggiungere i mercati mondiali». Il leader di Ankara ha rilevato che, pur non essendo un fornitore di energia, la Turchia è un importante Paese di transito, citando il gasdotto che dalla Russia trasporta gas in Europa passando per Azerbaigian e Turkmenistan.