Repubblica 11.10.16
E cosa sta succedendo alla Grecia?
Il premier deve mediare con l’ala dura di Syriza e giocare di sponda tra Berlino e Fmi
La
polizia ha dovuto scortare dei piccoli rifugiati in classe ieri a
Profitis, villaggio a Est di Salonicco, dove alcuni militanti di Alba
Dorata protestavano contro l’accesso dei profughi alla scuola primaria
di Ettore Livini
ALEXIS
Tsipras incassa l’ok — a rate — ai nuovi prestiti della Ue e si prepara
alla madre di tutte le battaglie per il salvataggio della Grecia:
quella per la ristrutturazione del debito. Una partita a scacchi dove il
premier dovrà giocare di sponda tra gli interessi (divergenti) di
Berlino e Fmi.
Il faticoso cammino di Atene
verso il miraggio della fine della crisi ha mosso ieri due piccoli passi
in avanti. L’Eurogruppo ha dato l’ok a 2,8 miliardi di aiuti: una prima
tranche di 1,1 miliardi è stata sborsata subito con l’applauso della Ue
(«le riforme richieste sono state approvate»). Un’altra da 1,7 miliardi
è stata congelata in attesa di verifiche sugli arretrati dello Stato
con i privati. Tutti i soldi, come sempre, torneranno a stretto giro di
posta ai creditori. Nelle stesse ore 1.500 piccoli migranti – saranno
10mila a regime hanno vissuto il primo giorno di scuola in Grecia grazie
agli 800 insegnanti assunti dal governo per non far perdere loro un
anno di lezioni. E le proteste dei nazionalisti non sono bastate a
rovinare la festa.
Le fatiche di Atene sono
però tutt’altro che finite. L’ok ai nuovi prestiti serve solo a
sbloccare la “seconda fase” del salvataggio. Il 17 ottobre l’ex Troika
tornerà sotto il Partenone per discutere un’altra dose d’austerità:
Atene dovrà liberalizzare il mercato del lavoro (Bruxelles vuole più
flessibilità) e rimetter mano a fisco e tasse, come chiede l’Fmi.
L’obiettivo è arrivare a un’intesa tra novembre e marzo, per avviare poi
i negoziati sul taglio al debito di 320 miliardi. Non sarà una
passeggiata: Washington è pronta a defilarsi dalla Troika se
l’esposizione non sarà «resa sostenibile» presto. Berlino invece non può
permettersi fughe in avanti prima delle elezioni dell’autunno 2017,
visto che ogni regalo ad Atene rischia di far lievitare i consensi degli
euroscettici.
Il premier, insomma, si
ritrova a dover far passare di nuovo il cammello dalla cruna dell’ago.
Questa settimana inizia il congresso di Syriza, dove dovrà convincere
l’ala più radicale del suo partito – malgrado i mal di pancia - a
garantire il supporto in aula a un esecutivo che ha solo 153 seggi su
300. A soffiare sul malumore dell’opposizione interna c’è il malcontento
dell’opinione pubblica, sfibrata da 6 anni di austerity che hanno
spinto la disoccupazione al 23% e mandato in fumo il 30% del reddito
delle famiglie. Le proteste dei pensionati ad Atene la scorsa settimana
(con tanto di lancio di lacrimogeni) sono state un campanello d’allarme
per Tsipras. La sua scommessa è chiara: prendere tempo per puntare alla
ripresa del 2017 (il Pil dovrebbe salire del 2,7%) e all’intesa sul
debito per rilanciarsi nei sondaggi, dove Syriza è 10 punti dietro al
centrodestra di Nea Demokratia.
L’altra
spina nel fianco del premier è la situazione rifugiati. L’Europa,
severissima con la Grecia sui tempi delle riforme, è inadempiente con
Atene sui migranti. Le frontiere nord sono state blindate da Bruxelles.
Risultato: nel paese sono bloccate 60.708 persone e sulle isole ne
sbarcano in media 100 al giorno. La Ue si era impegnata a ricollocarne
6mila al mese in altri paesi dell’Unione 66.400 entro settembre 2017. Ad
oggi però i trasferimenti sono stati solo 4.604. Gli aiuti della Ue per
l’emergenza (700 milioni contro i 6 miliardi garantiti a Erdogan) non
bastano. E Alba Dorata è pronta a capitalizzare sul malessere sociale.
Un cordone di 100 poliziotti ha dovuto proteggere ieri l’ingresso di 40
bambini siriani e afgani in una scuola vicino a Salonicco. Il motivo?
Cento contestatori armati di bandiere elleniche li hanno accolti con
slogan e fischi, protestando per l’ok del governo alle lezioni per i
migranti.