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15.10.2016
il
leader perfetto è ancora un mistero
I
problemi dell’attualità ci portano a vedere le crisi in stretto
rapporto con i leader che le rappresentano. Lo racconta Elizabeth
Samet nel suo ultimo libro Leadership: Essential Writings by Our
Greatest Thinkers (Norton 2016). Per la scrittrice americana ci
stiamo abituando al racconto delle crisi economiche o sociali che
vanno di pari passo con una crescente venerazione della figura del
leader. Venerazione che si traduce in una maggiore vulnerabilità
verso i «falsi profeti, i gangsters, i demagoghi», che pretendono
di salvarci. È quello che sta succedendo con Donald Trump: dimostra
una leadership così forte, nonostante le sue forti componenti
autoritarie, da conquistare milioni di elettori. La Somet suggerisce
che si è innescato un circolo vizioso: la glorificazione del potere
porta a un confronto impietoso tra i leader esistenti e, di
conseguenza, alla ricerca di nuove figure di riferimento che li
possano sostituire. E non sono solo i supporter di Trump a essere
finiti in questo loop alla ricerca del leader perfetto. A scuola, per
esempio, mentre in passato si insegnava l’educazione civica, oggi
si vogliono formare “i leader del domani”. YouTube è invasa di
video che parlano di questo argomento. Nelle università esistono dei
gruppi di esperti che studiano la leadership e ci si può iscrivere a
corsi di laurea in Leadership and Change, oppure in Ethical and
Creative Leadership. La parola “potere” è diventata centrale
anche nei discorsi politici. La Samet riporta che in sedici dibattiti
analizzati da agosto, tra i candidati alla Casa Bianca è stata
utilizzata più di cento volte, anche se è difficile darne una vera
e propria definizione. Ci aveva provato già Machiavelli nel
Cinquecento con il suo Principe, prima di lui ne avevano parlato e
discusso filosofi come Platone e Confucio, ma sapere cosa si intenda
esattamente per leader e quali siano le qualità che rendono tale un
politico rimane ancora un mistero.