Il
massimo della longevità
Nature,
Regno Unito
Le
persone possono aspirare a vivere al massimo 115 anni. Sarebbe questo
il limite della longevità umana, un valore non modificabile, legato a
fattori biologici. In uno studio di tipo demografico i ricercatori
hanno esaminato l’andamento della sopravvivenza dei supercentenari
– persone di 110 anni di età o più – usando i dati ufficiali
raccolti tra il 1968 e il 2006 in Francia, Giappone, regno Unito e
Stati Uniti. Hanno scoperto che negli ultimi decenni la durata
massima della vita è aumentata, ma negli anni novanta ha toccato un
picco. analizzando i dati, hanno visto che l’età più avanzata che
si può raggiungere è pari in media a 115 anni, con un massimo per
alcuni individui di 125 anni. Questo valore dovrebbe rappresentare il
massimo raggiungibile da un essere umano. Il risultato ottenuto è
inatteso, perché grazie all’aumento della vita media sempre più
persone arrivano ai cent’anni e, con una popolazione più ampia di
centenari, i ricercatori si aspettavano un aumento anche della durata
massima della vita. Il record di Jeanne calment, morta nel 1997 a 122
anni, non è stato ancora superato ed è poco probabile che qualcuno
riesca a farlo, a meno di straordinari progressi medici che
permettano di aggirare i vincoli biologici. (gloria) pagina99
15.10.2016 cervelli in provetta In un laboratorio di biologia
molecolare, a Cambridge, si coltivano cervelli. Ma non in senso lato,
perché all’interno delle antiche stanze in cui si trovano i
ricercatori inglesi si possono vedere degli incubatori contenenti
veri cervelli creati dalle cellule staminali. «Si sviluppano
esattamente nello stesso modo degli embrioni», spiega alla Bbc Madeleine Lancaster, coordinatrice del gruppo di scienziati che sta
seguendo il progetto dal 2013. Gli organi vengono alimentati da un
liquido nutriente, cambiato ogni due giorni e poiché non posseggono
un sistema immunitario, ogni sostanza che entra a contatto con questi
“organoidi cerebrali” deve essere prima disinfettata con alcool.
Anche la loro struttura interna ricalca fedelmente quella animale: si
possono distinguere la materia grigia, fatta da neuroni, e la
sostanza bianca, cioè tessuto adiposo, composto da fasci lunghi e
sottili. Ogni parte è a sua volta composta da diverse “regioni”,
come la corteccia cerebrale, l’ippocampo, il cerebellum e altre
zone. Tutto come in natura, ma riprodotto in laboratorio. Il team di
studiosi di Cambridge per creare questi organi ha utilizzato cellule
provenienti da donatori: ci sono cellule del fegato e delle unghie
dei piedi, per esempio. Le cellule sono state poi trasformate in
staminali, attraverso un cocktail di proteine che fa ringiovanire,
cioè tornare allo stato embrionale, le unità biologiche. Dopo una
settimanapossono
essere tolte dalla capsula di Petri dove sono cresciute, per essere
modulate a forma di palla. «Ognuna di loro sembra voler diventare un
embrione», ha sottolineato la ricercatrice. Le cellule infatti
iniziano a specializzarsi, e qualcuna diventerà una cellula
cerebrale. L’ultimo passaggio del “composto” è all’interno
di una coperta piena di liquido che diventa gel con il calore. Lo
stesso procedimento che avviene in un cervello “normale” quando
viene circondato da un embrione. Dopo tre mesi di attesa, il prodotto
finale è di circa quattro millimetri e contiene quasi due milioni di
neuroni. «Se pensate che un cervello adulto di un topo ne contiene
quattro milioni, capite quanto si possa fare con questi numeri»,
conclude Lancaster. Gli organoidi oggi vengono utilizzati per
studiare malattie come autismo o schizofrenia, ma l’obiettivo
futuro è produrre dei cervelli completi da poter analizzare.