domenica 16 ottobre 2016

internazionale 14.10.2016
Il massimo della longevità
Nature, Regno Unito
Le persone possono aspirare a vivere al massimo 115 anni. Sarebbe questo il limite della longevità umana, un valore non modificabile, legato a fattori biologici. In uno studio di tipo demografico i ricercatori hanno esaminato l’andamento della sopravvivenza dei supercentenari – persone di 110 anni di età o più – usando i dati ufficiali raccolti tra il 1968 e il 2006 in Francia, Giappone, regno Unito e Stati Uniti. Hanno scoperto che negli ultimi decenni la durata massima della vita è aumentata, ma negli anni novanta ha toccato un picco. analizzando i dati, hanno visto che l’età più avanzata che si può raggiungere è pari in media a 115 anni, con un massimo per alcuni individui di 125 anni. Questo valore dovrebbe rappresentare il massimo raggiungibile da un essere umano. Il risultato ottenuto è inatteso, perché grazie all’aumento della vita media sempre più persone arrivano ai cent’anni e, con una popolazione più ampia di centenari, i ricercatori si aspettavano un aumento anche della durata massima della vita. Il record di Jeanne calment, morta nel 1997 a 122 anni, non è stato ancora superato ed è poco probabile che qualcuno riesca a farlo, a meno di straordinari progressi medici che permettano di aggirare i vincoli biologici. (gloria) pagina99 15.10.2016 cervelli in provetta In un laboratorio di biologia molecolare, a Cambridge, si coltivano cervelli. Ma non in senso lato, perché all’interno delle antiche stanze in cui si trovano i ricercatori inglesi si possono vedere degli incubatori contenenti veri cervelli creati dalle cellule staminali. «Si sviluppano esattamente nello stesso modo degli embrioni», spiega alla Bbc Madeleine Lancaster, coordinatrice del gruppo di scienziati che sta seguendo il progetto dal 2013. Gli organi vengono alimentati da un liquido nutriente, cambiato ogni due giorni e poiché non posseggono un sistema immunitario, ogni sostanza che entra a contatto con questi “organoidi cerebrali” deve essere prima disinfettata con alcool. Anche la loro struttura interna ricalca fedelmente quella animale: si possono distinguere la materia grigia, fatta da neuroni, e la sostanza bianca, cioè tessuto adiposo, composto da fasci lunghi e sottili. Ogni parte è a sua volta composta da diverse “regioni”, come la corteccia cerebrale, l’ippocampo, il cerebellum e altre zone. Tutto come in natura, ma riprodotto in laboratorio. Il team di studiosi di Cambridge per creare questi organi ha utilizzato cellule provenienti da donatori: ci sono cellule del fegato e delle unghie dei piedi, per esempio. Le cellule sono state poi trasformate in staminali, attraverso un cocktail di proteine che fa ringiovanire, cioè tornare allo stato embrionale, le unità biologiche. Dopo una settimanapossono essere tolte dalla capsula di Petri dove sono cresciute, per essere modulate a forma di palla. «Ognuna di loro sembra voler diventare un embrione», ha sottolineato la ricercatrice. Le cellule infatti iniziano a specializzarsi, e qualcuna diventerà una cellula cerebrale. L’ultimo passaggio del “composto” è all’interno di una coperta piena di liquido che diventa gel con il calore. Lo stesso procedimento che avviene in un cervello “normale” quando viene circondato da un embrione. Dopo tre mesi di attesa, il prodotto finale è di circa quattro millimetri e contiene quasi due milioni di neuroni. «Se pensate che un cervello adulto di un topo ne contiene quattro milioni, capite quanto si possa fare con questi numeri», conclude Lancaster. Gli organoidi oggi vengono utilizzati per studiare malattie come autismo o schizofrenia, ma l’obiettivo futuro è produrre dei cervelli completi da poter analizzare.