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22.10.2016
le
mamme
perfette
dell’Italia
sterile
Dibattiti
| La
sociologa Magaraggia: anche
la
denatalità può essere una ribellione
Sveva
Magaraggia, docente di Sociologia della Comunicazione presso
l’Università di Roma Tre e dal 1 novembre all’Università di
Milano-Bicocca dove insegnerà Sociologia della Cultura, fa parte del
direttivo di AtGender –associazione europea per gli studi di genere
– ed è autrice di ricerche accademiche sulla maternità e del
libro Essere giovani e diventare genitori (Carocci, 2015).
A
livello internazionale si sta sviluppando un dibattito sulle donne
che rimpiangonoo che provano sentimenti contraddittori verso la
maternità. Perché?
Finalmente
è permesso un discorso di questo tipo a livello pubblico, nonostante
resti forte lo stereotipo della madre perfetta che troviamo, ad
esempio, in molte pubblicità. Anche grazie ai social network è
aumentata la possibilità di dare voce agli aspetti meno confessati
della maternità. Inoltre sono sempre di più le donne che scelgono
di non diventare madri. La loro presenza nella società dimostra che
la felicità non dipende necessariamente dall’avere figli, e la
loro
scelta diventa un parametro di confronto.
In
Italia questo tema è ancora un tabù?
Non
mi risulta che esistano ricerche specifiche in Italia. Dalle indagini
sulla genitorialità, comunque, emerge un’insofferenza materna a
cui si dà sempre più voce. C’è uno scontento evidente rispetto
ai ruoli di genere. Sono molte le madri che sottolineano il disagio
che provano rispetto al marito oppure al compagno, che non fa
abbastanza, anche se poi spesso concludono dicendo «è bravo e mi
aiuta». Si tratta di strategie che servono a tenere il conflitto
fuori dalla vita familiare. I padri sono in una fortissima impasse,
in questo senso. Da un lato sono stufi di essere marginali,
dall’altro si scontrano contro una rigidità delle norme maschili,
che impedisce loro di essere presenti, empatici, di potersi prendere
con serenità i congedi parentali.
Come
vanno interpretati gli sfoghi di queste madri?
È
un dato di fatto che per le donne, da sole, è difficile gestire
tutto. Dovremmo ammirare il coraggio di quelle che riescono a
raccontare il malcontento, a entrare in contatto con le loro
emozioni. I figli possono subire ripercussioni? La maternità e la
paternità sono le uniche scelte veramente irreversibili della nostra
vita. Oggi tutti gli altri passaggi sono diventati liquidi, come
direbbe Zygmunt Bauman. Si tratta quindi di scelte impegnative, che
hanno per forza dei lati problematici. Non penso che una madre capace
di esprimere malcontento o disagio debba essere considerata una
cattiva madre: è una donna che riesce ad essere onesta con se
stessa.
Il
modello, inarrivabile per certe donne, della madre “perfetta” e
le conseguenti aspettative, c’entrano con il fatto che in Italia si
fanno pochi figli?
In
Italia la causa principale della denatalità è l’assenza di
politiche efficaci per la genitorialità. Oltre a questo,
sicuramente, le aspettative sociali hanno un peso. Secondo alcune
teorie, in Francia si fanno molti figli perché, oltre al sostegno
dello Stato, è stato accettato il concetto di madre mediocre. Così
le donne sono meno terrorizzate dall’esperienza. In Italia, dove la
responsabilità dei figli è ancora quasi esclusivamente materna,
sono molte le donne che hanno deciso di fare un passo indietro. Il
non fare figli può essere considerato, per certi versi, una forma di
ribellione contro un contesto dove i ruoli di genere contengono
ancora forti tracce di arretratezza. S. P.