domenica 23 ottobre 2016

Pagina 99 22.10.2016
le mamme perfette
dell’Italia sterile
Dibattiti | La sociologa Magaraggia: anche
la denatalità può essere una ribellione

Sveva Magaraggia, docente di Sociologia della Comunicazione presso l’Università di Roma Tre e dal 1 novembre all’Università di Milano-Bicocca dove insegnerà Sociologia della Cultura, fa parte del direttivo di AtGender –associazione europea per gli studi di genere – ed è autrice di ricerche accademiche sulla maternità e del libro Essere giovani e diventare genitori (Carocci, 2015).
A livello internazionale si sta sviluppando un dibattito sulle donne che rimpiangonoo che provano sentimenti contraddittori verso la maternità. Perché?
Finalmente è permesso un discorso di questo tipo a livello pubblico, nonostante resti forte lo stereotipo della madre perfetta che troviamo, ad esempio, in molte pubblicità. Anche grazie ai social network è aumentata la possibilità di dare voce agli aspetti meno confessati della maternità. Inoltre sono sempre di più le donne che scelgono di non diventare madri. La loro presenza nella società dimostra che la felicità non dipende necessariamente dall’avere figli, e la loro scelta diventa un parametro di confronto.
In Italia questo tema è ancora un tabù?
Non mi risulta che esistano ricerche specifiche in Italia. Dalle indagini sulla genitorialità, comunque, emerge un’insofferenza materna a cui si dà sempre più voce. C’è uno scontento evidente rispetto ai ruoli di genere. Sono molte le madri che sottolineano il disagio che provano rispetto al marito oppure al compagno, che non fa abbastanza, anche se poi spesso concludono dicendo «è bravo e mi aiuta». Si tratta di strategie che servono a tenere il conflitto fuori dalla vita familiare. I padri sono in una fortissima impasse, in questo senso. Da un lato sono stufi di essere marginali, dall’altro si scontrano contro una rigidità delle norme maschili, che impedisce loro di essere presenti, empatici, di potersi prendere con serenità i congedi parentali.
Come vanno interpretati gli sfoghi di queste madri?
È un dato di fatto che per le donne, da sole, è difficile gestire tutto. Dovremmo ammirare il coraggio di quelle che riescono a raccontare il malcontento, a entrare in contatto con le loro emozioni. I figli possono subire ripercussioni? La maternità e la paternità sono le uniche scelte veramente irreversibili della nostra vita. Oggi tutti gli altri passaggi sono diventati liquidi, come direbbe Zygmunt Bauman. Si tratta quindi di scelte impegnative, che hanno per forza dei lati problematici. Non penso che una madre capace di esprimere malcontento o disagio debba essere considerata una cattiva madre: è una donna che riesce ad essere onesta con se stessa.
Il modello, inarrivabile per certe donne, della madre “perfetta” e le conseguenti aspettative, c’entrano con il fatto che in Italia si fanno pochi figli?

In Italia la causa principale della denatalità è l’assenza di politiche efficaci per la genitorialità. Oltre a questo, sicuramente, le aspettative sociali hanno un peso. Secondo alcune teorie, in Francia si fanno molti figli perché, oltre al sostegno dello Stato, è stato accettato il concetto di madre mediocre. Così le donne sono meno terrorizzate dall’esperienza. In Italia, dove la responsabilità dei figli è ancora quasi esclusivamente materna, sono molte le donne che hanno deciso di fare un passo indietro. Il non fare figli può essere considerato, per certi versi, una forma di ribellione contro un contesto dove i ruoli di genere contengono ancora forti tracce di arretratezza. S. P.