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22.10.2016
Il
genio abita in città
Saggio
| Dall’Atene
del V secolo a.C. alla Silicon Valley di oggi
di
Eric Weiner
Individua
la geografia della creatività Prendete sette luoghi in epoche molto
diverse fra loro. In particolare l’Atene del quinto secolo avanti
Cristo; Hangzhou, in Cina, che fra il 900 e il 1200 fu la città più
popolosa del mondo; la Firenze del 1500; l’Edimburgo della fine del
Settecento; la Vienna di inizio Novecento; la Calcutta del XIX
secolo; infine la Silicon Valley di oggi. Cos’hanno in comune?
Semplice: sono luoghi del genio. Questa la tesi del bel libro di Eric
Weiner, La geografia del genio. Alla ricerca dei luoghi più creativi
delmondo, appena pubblicato da Bompiani (traduzione di Alberto
Cristofori). Weiner, che scrive per il New York Times ed è columnist
della Bbc, parte da una constatazione. Quando ci domandiamo cos’è
il genio o cos’è la creatività, in realtà stiamo sbagliando
domanda. Quella corretta da farsi è: dov’è? L’autore mette in
pratica una convinzione diffusa fra alcuni studiosi già alla fine
dell’Ottocento, ovvero che geni non si nasce, ma si diventa. E ci
si diventa non per caso, ma attraverso l’ambiente, i
condizionamenti culturali. In poche parole: il genio è tale perché
nasce in gruppi, non è mai isolato. Applicando un campo di studi
affascinante, la storiometria (ovvero lo studio del passato con gli
strumenti delle moderne scienze sociali, in particolare della
statistica) Weiner individua i luoghi in cui il genio si è
manifestato nella storia: alcuni noti (la Firenze rinascimentale),
altri sconosciuti ai più (Hangzhou o Calcutta), tutti
rappresentativi di unmomento culminante della storia dell’umanità.
Non solo: quello che dimostra è che il genio non abita in campagna.
Difatti i luoghi della creatività sono sempre (salvo qualche famosa
eccezione che conferma la regola) città, agglomerati urbani
possibilmente altamente popolati. Le “epoche d’oro” sono
sistemi non lineari, complessi e intrecciati. Quindi è difficile
dire con certezza quali siano le condizioni affinché la creatività
fiorisca. Di certo l’atteggiamento da seguire, ci dice, è quello
del surfista che non crea l’onda, la osserva e quand’è il
momento la cavalca danzando con lei. Come hanno fatto i “surfisti”
Socrate, Shen Kuo, Adam Smith, Mozart, Freud e Steve Jobs.