domenica 23 ottobre 2016

Pagina 99 22.10.2016
Il genio abita in città
Saggio | Dall’Atene del V secolo a.C. alla Silicon Valley di oggi
di Eric Weiner

Individua la geografia della creatività Prendete sette luoghi in epoche molto diverse fra loro. In particolare l’Atene del quinto secolo avanti Cristo; Hangzhou, in Cina, che fra il 900 e il 1200 fu la città più popolosa del mondo; la Firenze del 1500; l’Edimburgo della fine del Settecento; la Vienna di inizio Novecento; la Calcutta del XIX secolo; infine la Silicon Valley di oggi. Cos’hanno in comune? Semplice: sono luoghi del genio. Questa la tesi del bel libro di Eric Weiner, La geografia del genio. Alla ricerca dei luoghi più creativi delmondo, appena pubblicato da Bompiani (traduzione di Alberto Cristofori). Weiner, che scrive per il New York Times ed è columnist della Bbc, parte da una constatazione. Quando ci domandiamo cos’è il genio o cos’è la creatività, in realtà stiamo sbagliando domanda. Quella corretta da farsi è: dov’è? L’autore mette in pratica una convinzione diffusa fra alcuni studiosi già alla fine dell’Ottocento, ovvero che geni non si nasce, ma si diventa. E ci si diventa non per caso, ma attraverso l’ambiente, i condizionamenti culturali. In poche parole: il genio è tale perché nasce in gruppi, non è mai isolato. Applicando un campo di studi affascinante, la storiometria (ovvero lo studio del passato con gli strumenti delle moderne scienze sociali, in particolare della statistica) Weiner individua i luoghi in cui il genio si è manifestato nella storia: alcuni noti (la Firenze rinascimentale), altri sconosciuti ai più (Hangzhou o Calcutta), tutti rappresentativi di unmomento culminante della storia dell’umanità. Non solo: quello che dimostra è che il genio non abita in campagna. Difatti i luoghi della creatività sono sempre (salvo qualche famosa eccezione che conferma la regola) città, agglomerati urbani possibilmente altamente popolati. Le “epoche d’oro” sono sistemi non lineari, complessi e intrecciati. Quindi è difficile dire con certezza quali siano le condizioni affinché la creatività fiorisca. Di certo l’atteggiamento da seguire, ci dice, è quello del surfista che non crea l’onda, la osserva e quand’è il momento la cavalca danzando con lei. Come hanno fatto i “surfisti” Socrate, Shen Kuo, Adam Smith, Mozart, Freud e Steve Jobs.