mercoledì 5 ottobre 2016

La Stampa TuttoScienze 5.10.16
La violenza affonda nella preistoria
ma cultura e società ci hanno resi più pacifici
di Silvia Bandellini

Le radici della violenza umana affondano nella preistoria. È una caratteristica dei primati, ereditata durante l'evoluzione, e influenzata dalla cultura e dalla società. All'alba della nostra specie le uccisioni tra esseri umani erano circa il 2% e aumentarono fino al 15-30% nel periodo tra 3 mila e 500 anni fa per calare oggi allo 0,01%. L’hanno calcolato i ricercatori guidati da Josè Maria Gomez, della Stazione sperimentale di Almeria, in Spagna, il cui lavoro è pubblicato su «Nature».
Se l'uomo sia violento o buono per natura è un tema che da sempre appassiona i filosofi, ma stavolta ci si è serviti della biologia comparativa. Dopo aver messo insieme i dati su oltre 4 milioni di vittime, si è quantificato il livello di violenza in 1024 specie di mammiferi (tra cui topi, cavalli, pipistrelli, conigli e scimmie), mentre per l'uomo i dati sono stati ricavati da 600 studi e campioni dal Paleolitico fino all'Età del ferro e al presente, vale a dire da 50 mila anni fa in poi. La conclusione è che il nostro tasso di violenza è cambiato in concomitanza con i cambiamenti socio-politici: cultura e società, quindi, possono modificare le nostre peggiori inclinazioni e migliorarci.