La Stampa 8.10.16
Ora sfida Renzi
Parla l’ex primo cittadino: “In campo per il no al referendum”. Il Pd si divide
Assolto l’ex sindaco Marino
Gelo di Renzi, ma il Pd si spacca
Cadono
 le accuse di peculato, falso e truffa nelle inchieste sulle cene con la
 carta del Comune e sulle presunte irregolarità per alcune consulenze. 
Orfini: sfiduciato perché era inadeguato
di Grazia Longo Carlo Bertini
Una
 vittoria totale per l’ex sindaco Ignazio Marino, assolto ieri mattina, 
con rito abbreviato, sia per i 13 mila euro di cene pagate con la carta 
di credito del Comune, sia per le presunte false assunzioni della sua 
onlus. In soli 15 minuti il gup Pierluigi Balestrieri lo ha scagionato 
dalle accuse di falso e peculato perché «il fatto non sussiste» a 
proposito delle 56 cene. E lo ha inoltre discolpato dall’accusa di 
truffa, perché «il fatto non costituisce reato», per le consulenze della
 onlus Imagine di cui era il fondatore.
Inevitabile la gioia e la 
commozione: il «marziano», difeso dall’avvocato Enzo Musco, ha pianto 
alla lettura della sentenza. Dopo lo scandalo sollevato dagli esposti in
 procura del M5S e dei Fratelli d’Italia, il chirurgo fu abbandonato 
anche dal Pd e costretto alle dimissioni. L’inchiesta dei pm Roberto 
Felici e Pantaleo Polifemo - che hanno chiesto una condanna a tre anni e
 quattro mesi - aveva documentato che 56 cene sospette, tra luglio del 
2013 e giugno del 2015, erano avvenute «generalmente nei giorni festivi e
 prefestivi, con commensali di sua elezione, difformi della funzione di 
rappresentanza dell’ente». Marino, peraltro, aveva restituito al Comune,
 in forma di donazione, 20 mila euro. Ma risuonano ancora le parole del 
gestore del ristorante romano «L’antico girarrosto» a proposito della 
cena il 26 dicembre 2013. «È venuto con la famiglia, non con i 
giornalisti», dichiarò. E nella memoria rimane impressa anche la 
smentita della Comunità di Sant’Egidio: «Alla cena del 26 ottobre 2013 
nel ristorante Sapore di Mare non è stato invitato né ha partecipato 
alcun responsabile di Sant’Egidio».
Difficilmente, quindi, la 
procura di Roma abbandonerà il caso. Con molta probabilità, una volta 
lette le motivazioni, presenterà ricorso in appello. Tanto più che ieri -
 mentre Marino veniva assolto dall’accusa di assunzioni fittizie 
all’onlus truffando l’Inps - altri tre collaboratori della stessa sono 
stati rinviati a giudizio.
E ora l'affaire Marino piomba sulla 
campagna elettorale del Pd. Renzi pubblicamente non sillaba una parola, 
malgrado venga sollecitato a farlo dalla sinistra del suo partito. Dalle
 parti di Palazzo Chigi nessuno mostra timori per le ricadute sul Pd: la
 vulgata è che Marino è uno dei tanti della carovana del no, un blocco 
granitico che non si riuscirà granché a scalfire. Tutta l’attenzione 
viene rivolta agli indecisi. Perchè negli ultimi giorni i segnali di un 
recupero del Sì in una sfida che resta un terno al lotto fanno ben 
sperare. Il premier è in piena sintonia con Orfini, commissario del Pd 
romano, che ripete quanto detto a suo tempo. «Subito chiarimmo che 
quella era una vicenda di cui si sarebbe occupata la magistratura, ma 
che la ragione per cui avanzammo la sfiducia a Marino era tutta 
politica, cioè basata sulla sua inadeguatezza a risolvere i problemi 
della città». Ma basta sentire cosa dicono gli uomini più vicini al 
premier per capire come la pensa. «Lui dice che è stato mandato via 
ingiustamente e che sarebbe stato un ottimo sindaco», dice David Ermini,
 responsabile giustizia Pd, «peccato che i romani si lamentavano già 
prima e la sua era un’agonia sotto l’aspetto dell’amministrazione». I 
colonnelli di Bersani infilano invece il coltello nella piaga contro il 
gruppo dirigente che decise di scalzare il sindaco. «Abbiamo una 
personalità che può essere nuovamente in campo a tempo pieno», avverte 
Nico Stumpo, senza dire se il ruolo di Marino possa esser speso per il 
futuro congresso o per la campagna del no al referendum. «Certo tutti 
dovrebbero tirare un sospiro di sollievo, un nostro iscritto è stato 
scagionato e il segretario dovrebbe dire “sono felice che sia accaduto”.
 È una boccata d’ossigeno a dimostrazione che il Pd e il suo ex sindaco 
escono puliti da questa vicenda».
 
