La Stampa 7.10.16
D’Alema l’alleato scomodo del No
di Marcello Sorgi
Movimento
5 stelle e Sel hanno inaspettatamente trovato in D’Alema un nuovo
alleato nella loro battaglia contro il quesito del referendum
costituzionale: l’ex-premier schierato con il “No”, anche a costo di
attirarsi una pesante reazione da Palazzo Chigi, ha detto di condividere
il giudizio delle opposizioni sulla natura “propagandistica” della
domanda stampata sulla scheda e ha accusato Renzi di aver ottenuto la
formulazione del quesito in questi termini mettendo a frutto tutto il
potere che ha a disposizione. In realtà la Corte di Cassazione aveva
approvato il testo perché si limita a riportare il titolo della riforma
costituzionale, espresso stavolta in termini più comprensibili rispetto
alle esperienze precedenti del 2001 e del 2006, e messo in discussione
perché contiene un accenno alla riduzione delle spese per il
funzionamento delle istituzioni che deriverebbe dal ridimensionamento
del Senato.
La campagna per il voto del 4 dicembre continua così
in un clima molto teso. E Renzi prosegue il suo tour elettorale (ieri
era a Torino), in attesa della decisione del tribunale amministrativo,
che potrebbe accogliere il ricorso chiedendo alla Cassazione di
modificare il quesito, cancellando di fatto il referendum almeno nel
modo in cui è previsto tra meno di due mesi, oppure respingerlo,
lasciando tutto com’è, o dichiararsi incompetente, per non mischiare una
propria eventuale pronuncia allo scontro in atto tra i sostenitori del
“Si” e del “No”.
La mossa di D’Alema ha provocato una replica
molto dura del sottosegretario alla presidente del consiglio Luca Lotti.
Lotti, che di solito si tiene a distanza dalle polemiche politiche, ha
detto senza mezzi termini che D’Alema fa quel che fa come ripicca per
“la poltroncina di consolazione” che non gli è stata assegnata, e
schierandosi con il “No” tradisce il suo impegno precedente per le
riforme.
Se questo è il tenore dei rapporti interni al Pd in vista
della scadenza del 4 dicembre, sarà difficile che abbandoni il “No” la
minoranza bersaniana, che inizialmente aveva lasciato intravedere una
qualche apertura rispetto alla possibilità, alla fine, di schierarsi per
il “Si” a fronte di un impegno di Renzi a cambiare la legge elettorale.
Gli sviluppi di quanto sta accadendo nel partito del presidente del
consiglio si vedranno del resto la prossima settimana in direzione. La
sensazione è che Renzi non consideri possibile un compromesso interno
alla vigilia del voto e punti piuttosto a convincere quella parte di
elettori della sinistra che non sono schierati contro la riforma e
voteranno in dissenso dalle indicazioni ricevute dall’alto.