La Stampa 5.10.16
Renzi si sente accerchiato
“Contro di noi solo bugie, saranno due mesi duri”
Il premier in tour: “Non lasciatemi solo, non ce la faccio”
di Fabio Martini
A
fine mattinata, quando arriva alla Fassa Bortolo, azienda del
Trevigiano che produce intonaci, malte e cemento armato, il presidente
del Consiglio è più cerimonioso del solito: «Scusate, sono mortificato
per il ritardo, è stata una giornataccia...». Certo, Matteo Renzi indica
esplicitamente i problemi che hanno rallentato il suo decollo
dall’aeroporto militare di Ciampino, ma anche nelle ore successive il 5
ottobre si confermerà una giornata in salita, una giornataccia per il
capo del governo. A metà mattinata è arrivata una nuova sorpresa,
particolarmente sgradita al presidente del Consiglio.
Il ricorso
al Tar sulla questione del quesito referendario ha avuto l’effetto di
aprire un nuovo fronte di polemiche, col governo che - questo è il punto
che “rode” a Renzi - si ritrova nella parte dell’”imputato”, è
costretto a difendersi, «a prescindere dai fatti - si sfoga il premier -
perché oramai sulla Rete vale la post-verità», cioè una menzogna
trasformata in verità, secondo una tendenza teorizzata negli Stati
Uniti. E d’altra parte la storia del “quesito truffa” - come stanno
provando a battezzarlo i suoi detrattori - per Renzi è l’ennesima prova
che i prossimi due mesi saranno una via crucis. Come lui stesso confida:
«Sarà dura...».
Soprattutto per un motivo. La battaglia per il
referendum l’ha voluta Renzi, che ora per la prima volta comincia a
toccare con mano un certo vuoto attorno a sé. Ad un certo punto,
parlando al Centro Appiani di Treviso, il presidente del Consiglio si è
lasciato sfuggire una battuta: «Non lasciatemi solo, perché da solo non
ce la faccio...». Una battuta pronunciata probabilmente con intento
“empatico” per motivare una platea amica, ma comunque parole che mai il
capo del governo avrebbe pronunciato nella stagione del consenso.
Nelle
ultime 72 ore, prima che si manifestasse la grana del quesito, si erano
concentrati diversi e importanti segnali, tutti poco incoraggianti: il
pronunciamento di diverse istituzioni interne (Banca d’Italia, Ufficio
parlamentare del bilancio) e internazionali (Fmi) sulla credibilità
delle stime del governo: il duro commento del “Financial Times” sulla
reale consistenza delle riforme imbastite dal governo italiano. Ecco
perché ieri mattina la giornata per il presidente del Consiglio è
iniziata attorno alle 6,30: dopo aver dato uno sguardo ai giornali,
Renzi si è collegato con Facebook e da lì ha pubblicato un post di
difesa-attacco: «Come sempre a ottobre gli esperti ci dicono che le
nostre misure non hanno copertura e i numeri non tornano. Rispetto le
loro tesi anche se ricordo che abbiamo sempre trovato le coperture,
smentendo le previsioni negative: continueremo a farlo. Ma mentre gli
esperti discutono io oggi vado ad incontrare chi il Pil lo produce non
chi lo analizza».
Oramai da diversi giorni Renzi si sta imponendo
ritmi intensi: ieri sette appuntamenti nel Trevigiano e altri tre nel
Genovese. Oggi altri cinque appuntamenti a Torino. Un viaggio nel
Profondo Nord, un’immersione nella parte di Italia che per il momento
sembra guardare con maggiore fiducia al referendum voluto da Renzi. Il
perché lo spiega un torinese per il No: «Il Nord ha paura e nelle
prossime settimane la campagna di Renzi in questa parte del Paese
potrebbe guadagnare punti», ammette Osvaldo Napoli di Forza Italia.
La
grande incognita, per Renzi, resta il Sud. Secondo i sondaggi degli
ultimi giorni, in particolare quello autorevole della Ipsos di Nando
Pagnoncelli, nel Mezzogiorno il No è nettamente in testa. Ma Renzi,
avendo commissionato da tempo sondaggi mirati sulle singole realtà, già
da maggio conosce questa difficoltà nelle regioni meridionali ed ecco
perché nei mesi ha firmato diversi Patti per lo sviluppo. In tutte le
regioni del Sud: Campania, Sicilia, Puglia, Basilicata, Sardegna.
Riservandosi di tornare nelle prossime settimane: è al Sud che ci sono i
voti che potrebbero salvargli la “vita” o condannarlo alla sconfitta.