La Stampa 5.10.16
“Referendum, scheda-truffa”
La battaglia finisce in tribunale
Iniziativa di M5S e sinistra, replica del Quirinale: così ha deciso la Cassazione
Renzi: il testo non è marketing
Oggi l’udienza al Tar
Benigni: se vince il No peggio di Brexit. E le opposizioni insorgono.
di Francesca Schianchi
Il
testo del quesito del referendum costituzionale finisce in tribunale
per un esposto di M5S e Sel-Sinistra italiana, che lo accusano di essere
«uno spot pubblicitario per il Sì, una truffa». Renzi: «Nessuno spot, è
semplicemente il testo della riforma». Oggi il ricorso sarà trattato in
udienza al Tar. Benigni torna a schierarsi per il Sì: se non vincesse
sarebbe «peggio della Brexit»
Le prime proteste si sono
fatte sentire il giorno stesso in cui, un paio di settimane fa, il
premier Renzi ha mostrato in tv la scheda per votare al referendum.
Ieri, la polemica contro il quesito del sì o no alla riforma
costituzionale si è spostata da tv e social network dentro le aule di
Tribunale: con un ricorso al Tar del Lazio contro una formulazione
definita «spot pubblicitario» a favore del governo, promosso dai
senatori Vito Crimi del M5S e Loredana De Petris di Sel-Sinistra
italiana, e gli avvocati Enzo Palumbo e Giuseppe Bozzi, esponenti del
Comitato liberali per il no. L’iniziativa, che sarà discussa in udienza
oggi alle 12, ha acceso una campagna referendaria già agitata ieri dalle
dichiarazioni del premio Oscar Roberto Benigni a favore del sì.
Il
testo è «una truffa, una propaganda ingannevole», reclama Crimi:
secondo i quattro autori del ricorso «il quesito predisposto dal
Quirinale non tiene conto di quanto stabilito dall’articolo 16 della
legge 352-1970», quella cioè che regolamenta il referendum. In
particolare, non riporta «specifica indicazione degli articoli
revisionati e di ciò che essi concernono». Un richiamo al Quirinale che
non passa inosservato: tempo qualche ora, e ambienti del Colle mettono
in chiaro un po’ piccati che l’attribuzione del quesito alla presidenza
della Repubblica è impropria, visto che il testo «è stato valutato e
ammesso dalla Corte di Cassazione» e «riproduce il titolo della legge
quale approvato dal Parlamento». Precisazione non sufficiente per
l’avvocato Palumbo: «Mi sembra si stia volutamente tentando di fare
confusione», commenta. Dal governo, in difesa della scheda elettorale
scendono Renzi («nessun genio del marketing: è il testo della riforma su
cui entrambi i fronti hanno già raccolto le firme») e la ministra
Boschi («mi aspettavo una polemica su qualcosa di non corretto o non
chiaro, non si può aver paura della verità»).
Ma mentre critiche e
accuse di una «scheda-truffa» piovono da tutto il fronte del no, il
premier incassa un endorsement di peso. Quello di Benigni, che in
primavera si era detto «orientato al no», poi aveva preannunciato il sì e
ieri, alla trasmissione tv «Le Iene», ha confidato che la bocciatura
della riforma sarebbe addirittura «peggio della Brexit, se vince il no
il giorno dopo ti immagini? il morale va a terra», per cui «è
indispensabile che vinca il sì». Argomentando che «i costituenti stessi
hanno auspicato di riformare la seconda parte» e che la nostra resterà
«la Costituzione più bella del mondo». Parole biasimate in blocco dalle
opposizioni. Il più velenoso, l’attacco del forzista Renato Brunetta:
«Anche Benigni tiene famiglia».