Corriere 6.10.15
L’Europa non tratti i profughi afghani come merce di scambio
di Luigi Ippolito
È
senza dubbio una buona notizia che la comunità internazionale abbia
deciso di stanziare 13 miliardi di dollari di aiuti per sostenere lo
sviluppo dell’Afghanistan e il difficile processo di pacificazione in
quel Paese. Ed è una notizia ancora migliore che a guidare gli sforzi ci
sia l’Unione Europea, che mette così la sua autorità morale al sevizio
di una causa meritoria. Ma è proprio per questo che tale impegno non
dovrebbe essere macchiato dall’ombra del sospetto: poiché in
concomitanza la Ue e l’Afghanistan hanno siglato un accordo sui rimpatri
dei profughi, che prevede addirittura la costruzione di un terminal
apposito all’aeroporto di Kabul.
Certo, l’Alto rappresentante per
la politica estera e di sicurezza, Federica Mogherini, ha sottolineato
che «non c’è collegamento fra gli aiuti allo sviluppo e quello che
facciamo sulla migrazione. È stato un processo parallelo, ma non c’è
condizionalità». Ma allora perché un ministro afghano ha descritto
l’accordo come «una coppa avvelenata che il governo è stato costretto a
bere?». E ha forse completamente sbagliato i toni Amnesty International,
che ha definito «un’assoluta vergogna scambiare l’assenso del governo
afghano per i rimpatri dei propri cittadini con aiuti umanitari e allo
sviluppo»?
Certo, è comprensibile che i governi europei, sotto la
pressione delle opinioni pubbliche e soprattutto dei montanti partiti
populisti, cerchino strade per regolare i flussi migratori. Ma
affannarsi a dire, come è stato fatto, che ormai molte parti
dell’Afghanistan, inclusa Kabul, sono sicure, è cosa che sfida la logica
e il buon senso. Trattare chi fugge da guerre e persecuzioni come merce
di scambio non fa onore a chi propone quel tipo di accordi: prima di
ogni considerazione politica o elettorale, non va dimenticato che siamo
di fronte a persone che lasciano le loro case e tutto quello che hanno
per salvare l’unica cosa rimasta, la nuda vita. Di fonte a cui il
diritto all’asilo dovrebbe avere precedenza.