La Stampa 5.10.16
Il Fondo monetario taglia le stime di crescita dell’Italia
di Francesco Semprini
In
fatto di crescita economica l’Italia rischia la maglia nera in Europa
nel 2017 sebbene con una lievissima accelerazione rispetto a quest’anno,
mentre a livello globale sono le due sponde anglosassoni dell’Atlantico
a rappresentare i maggiori fattori di incertezza e di rallentamento
complessivo. E’ quanto emerge dal World Economic Outlook del Fondo
monetario internazionale secondo cui il Pil italiano salirà dello 0,8% e
nel 2017 dello 0,9%, rispettivamente 0,1 punti percentuali in meno
rispetto alle stime di luglio e 0,2 punti percentuali rispetto ad
aprile. Sul fronte del debito, il passivo per l’Italia è destinato a
salire al 133,2% nel 2016 dal 132,7% del 2015, mentre nel 2017 il debito
crescerà al 133,4%.
In questo caso la revisione è stata al rialzo
rispetto ad aprile, quando la previsione era stata fissata al 133% per
il 2016 e al 131,7% per il 2017. Una nota moderatamente positiva arriva
invece dal mercato del lavoro con la disoccupazione per il 2016
all’11,5% dall’11,9% del 2015, e un ulteriore calo per l’anno a venire
all’11,2%. Le stime del Fmi sono in disaccordo per il 2017 con quelle
contenute nella nota di aggiornamento al Def, secondo cui il governo
prevede un Pil in crescita e dell’1,0%, mentre c’è piena coincidenza per
quanto riguarda l’anno in corso. E in disaccordo con quanto sostenuto
dall’esecutivo sembra anche Banca d’Italia, Ufficio parlamentare di
Bilancio e Corte dei Conti, che avevano parlato di stima, quella del
2017, quanto meno ambiziosa.
«Ambiziosa ma realizzabile», ha
replicato ieri il ministro Pier Carlo Padoan, mentre il premier Matteo
Renzi ha detto: «Essendo previsioni glielo dico tra un anno chi ha
ragione, l’ultimo anno siamo stati più prudenti della realtà ed è andata
meglio». In ogni caso l’Italia rischia di essere maglia nera in Europa
nel 2017 finanche dietro la Grecia per la quale è previsto un rimbalzo
del 2,8% dal +0,1% del 2016 che la rende fanalino di coda. La Germania
crescerà invece dell’1,4%, mentre la Francia dell’1,3%. Padoan rilancia
la strategia del governo di «sostegno alla crescita e consolidamento dei
conti pubblici», mentre rimane il programma di dismissioni del
patrimonio immobiliare e di privatizzazioni, frenato quest’anno dalle
condizioni di elevata volatilità dei mercati». Volatilità che registra
in maniera chiara anche il Fmi nel Weo, con una riduzione delle stime di
crescita su scala planetaria e rischi al ribasso, soprattutto politici,
come dimostrato dalla Brexit e dall’incertezza creata dalle elezioni
presidenziali negli stati Uniti. L’economia globale che crescerà così
quest’anno del 3,1% meno del +3,2% del 2015, a pagare il prezzo più
elevato sono le economie avanzate, sulle quali pesano le frenate
americane e britanniche. Tanto che l’area euro nel 2016 farà meglio
degli Stati Uniti, crescendo dell’1,7% col Fmi che plaude alla politica
monetaria della Bce. Tra gli emergenti Russia e Brasile si contraggono
anche nel 2016 mentre rimango invariate le stime per la Cina, che
crescerà del 6,6% nel 2016 e del 6,2% nel 2017, e con l’India che
prosegue la sua cavalcata a +7,6% per questo e il prossimo anno. Il
messaggio del Fmi è questa volta più politico che economico o monetario
con l’invito a un’azione collettiva per restituire alla crescita la
necessaria spinta, dinanzi al «pericolo» che la persistente ripresa
debole abbia ricadute politiche con l’ascesa dei populismi e del
protezionismo.