La Stampa 4.10.16
Il capitale umano
di Massimo Gramellini
Dopo
la campagna pubblicitaria sul Fertility Day che avrebbe tolto la voglia
di fare figli persino al ministro Delrio, la comunicazione del governo
segna un altro significativo passo avanti verso il ridicolo. Nella
brochure del famoso piano Industria 4.0 (credo significhi: Industria 4 -
Italia 0), che dovrebbe indurre gli stranieri a investire da noi, si
legge testualmente: «L’Italia offre un livello di salari competitivo che
cresce meno rispetto al resto della Unione Europea e una forza-lavoro
altamente qualificata». Cioè, ci si vanta del fatto che da noi quelli
bravi costano poco. L’impoverimento del ceto medio non è più una
catastrofe epocale, ma un’astuta strategia per invogliare gli stranieri a
derubricarci alla voce «Terzo Mondo» e farci la carità di portare qui
un po’ di lavoro. A mo’ di esempio attrattivo, la brochure esibisce,
gonfiando il petto, la parabola esistenziale dell’ingegnere italiano
medio, che guadagna 38.500 euro all’anno contro i quasi 50.000 intascati
dal suo omologo europeo (e infatti emigra appena può).
Siamo
seri: per convincere gli stranieri a investire in Italia si poteva forse
esaltare la lentezza della burocrazia, la durata biblica dei processi,
l’obesità delle tasse sul lavoro e l’attenzione nel non rompere troppo
le scatole alla criminalità organizzata? Sbandierando l’abbassamento
degli stipendi, i compilatori della brochure governativa hanno ostentato
l’unico successo del Sistema Italia di cui evidentemente non si
vergognano.