La Stampa 4.10.16
Dubbi di Corte dei Conti e Bankitalia
“Palazzo Chigi troppo ottimista sul Pil”
L’Ufficio di Bilancio: sovrastimato l’impatto della manovra
di Roberto Giovannini
Non
ci vanno certo con la mano leggera le istituzioni economiche con le
previsioni economiche del governo contenute nel Def aggiornato. Nel
corso delle consuete audizioni parlamentari, Bankitalia, Corte dei Conti
e l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, l’organismo incaricato di
esaminare la fondatezza dei numeri per conto del Parlamento, hanno
definito le stime di crescita per il 2017 troppo ottimistiche. Più cauto
è invece l’Istat.
A sentire il vicedirettore generale di
Bankitalia Luigi Federico Signorini, «nello scenario programmatico per
il 2017, la dinamica del prodotto è significativamente maggiore di
quella del quadro tendenziale. L’obiettivo è ambizioso. Per conseguire
il risultato la prossima legge di bilancio dovrà essere definita con
grande cura». Per Via Nazionale, la frenata in corso dell’economia è
dovuta al rallentamento della domanda interna ma soprattutto alla
debolezza degli investimenti, che non ripartono nonostante la facilità
di accesso al credito grazie alle manovre espansive condotte dalla Bce:
«I finanziamenti – ha detto Signorini - non sono ripartiti perché manca
la domanda. Eppure lo spread sul costo del denaro con il resto d’Europa è
calato. La dinamica degli investimenti è quindi più lenta rispetto al
resto del Vecchio continente e pure in considerazione dell’uscita dalla
recessione».
Critiche analoghe giungono da Giuseppe Pisauro,
presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio. Tanto che ad oggi
l’Upb darebbe «esito non positivo» al «processo di validazione del
quadro programmatico 2017 e, in particolare, delle stime di crescita del
Pil per il prossimo anno». Come detto, le stime del governo per Pisauro
sono «contrassegnate da un eccesso di ottimismo» sia per il 2017 che
per il 2018. Lo scostamento per l’anno venturo è dello 0,3% rispetto
alle stime del panel Upb, e l’impatto della manovra appare assolutamente
sovrastimato rispetto a quello che ci si può attendere nella realtà.
E
sulla stessa linea c’è la Corte dei Conti. Il neopresidente Arturo
Martucci di Scarfizzi definisce «nel suo insieme equilibrato»
l’aggiornamento del Def, ma punta il dito contro «elementi di fragilità
cui occorrerà prestare attenzione» soprattutto «sul fronte della domanda
estera e quindi delle nostre esportazioni». Ne deriverebbe «un rischio
al ribasso» anche per le prospettive di crescita «con conseguenti
risvolti avversi sul percorso programmatico di finanza pubblica». La
Corte dei Conti poi sottolinea un certo sbilancio nella valutazione
degli effetti positivi dell’extra deficit: secondo l’aggiornamento del
Def vale quattro decimi di punto, ma la magistratura contabile osserva
che «l’effetto espansivo ora ipotizzato resta assai maggiore di quello
prefigurato in sede di Def 2016».
La posizione dell’Istat, invece,
è più moderata. Per il presidente Giorgio Alleva, le previsioni
governative «appaiono coerenti con i dati trimestrali del Pil. Per gli
anni successivi l’andamento dei saldi di finanza pubblica delineato
risulta più graduale rispetto a quello espresso nel Def di aprile».