lunedì 3 ottobre 2016

La Stampa 3.10.16
La svolta del premier su Roma per spaccare il fronte del No
E il leader del Pd pensa a un faccia a faccia in tv con D’Alema
di Amedeo La Mattina

Ci prova in tutti i modi, non lascia nulla al caso per vincere il referendum costituzionale. Anche attaccando la Raggi, finora lasciata al riparo. È questa la chiave per capire il cambio di linea, la svolta aggressiva di ieri nei confronti della sindaca di Roma. Renzi si avventa su tutti i pezzi del variegato fronte del no, quella che definisce «un’armata Brancaleone», un frullato insapore senza una strategia comune, un testimonial unificante, «tranne se Berlusconi, Brunetta e Salvini non voglio eleggere il professor Zagrebelsky al ruolo di loro leader».
Gli oppositori lo attaccano dicendo che, essendo sotto nei sondaggi di diversi punti, il premier è alla canna del gas, sente rimbombare il ticchettio dell’orologio che comincia a correre verso le urne e la sconfitta del 4 dicembre. Ma il presidente del Consiglio ha due mesi di tempo per risalire la china e promette scintille. «Vedranno cose che occhi umani non hanno mai visto», scherza e neanche tanto.
La strategia è attaccare pezzo per pezzo l’esercito del no, usando argomenti e sensibilità che sono i cavalli di battaglia del centrodestra e del Movimento 5 Stelle. È quest’ultimo, soprattutto, che bisogna cercare di smontare perché è l’avversario più ostico, più numeroso, più pericoloso. E allora ieri ha iniziato da quello che considera l’anello debole della catena, intuendo che a Roma ci potranno essere molte novità sul fronte delle inchieste della Procura.
Renzi non aveva mai preso a cannonate la sindaca delle capitale, come invece ha fatto ieri, dicendo di non volere scivolare nel giustizialismo. Perché «il Pd non potrà mai essere giustizialista». Almeno teoricamente, ma la parola d’ordine al vertice del partito è à la guerre comme à la guerre. Dunque demolire Virginia Raggi, demolire i 5 Stelle della «doppia morale» che affidano la gestione dei rifiuti a chi era collegato agli uomini di mafia capitale. «Ecco la loro grande novità: la Muraro e i suoi rapporti con l’ex direttore generale dell’Ama Fiscon». La sindaca contrattacca e tocca il punto debole del presidente del Consiglio: «Forse è nervoso perché si avvicina la data del referendum sulle finte riforme. E i confronti in tv lo vedono in grossa difficoltà».
Renzi invece dice che ha cominciato a prenderci gusto ai match televisivi. È convinto di aver prevalso in quello su La7 con Zagrebelsky, quantomeno ha potuto evidenziare agli occhi della destra e dei berlusconiani chi è il loro alleato.
E sulla linea di dividere la variegata galassia del no e drenare consensi, è pronto a qualunque confronto, anche con Massimo D’Alema. Pronto contro quel mondo che gira attorno al Fatto quotidiano, il giornale di Travaglio che ha lanciato la «Woodstock contro la deriva autoritaria». «Dopo il dibattito con Gustavo Zagrebelsky - ricorda Renzi - non c’è più un problema di deriva autoritaria. Lo ha detto lo stesso professore. Houston non abbiamo più un problema». Cerca di instillare dubbi tra gli elettori grillini, tra quelli non militarizzati ovviamente, in quell’area dell’opinione pubblica che magari in passato ha pure votato Forza Italia o genericamente a destra. Perchè è lì che si annida quella fetta di voti che può fare la differenza: elettori sensibili al discorso della riduzione del costo della politica e del numero dei parlamentari. Non basterà però dire che si supera il bicameralismo paritario, si velocizzano le decisioni del governo. Gli italiani voglio risultati economici e il premier, nei limiti del possibile, ci prova con la manovra economica.
Le tenta tutte, semina dubbi sui comportamenti adamantini e trasparenti dei 5 stelle a Roma, offre aperture sull’Italicum, dice non bisogna odiare gli avversari. Messaggio ai berlusconiani e agli ex berlusconiani. E a chi il Ponte di Messina lo vuole e applaudiva al Cavaliere. «Ponte sullo Stretto, togliere Imu... mi dicono “non si può fare perchè l’ha detto Berlusconi”. Ma l’odio verso gli avversari non può arrivare a questi livelli. Capita che Berlusconi abbia detto cose buone, come un orologio rotto che va bene due volte al giorno».