domenica 2 ottobre 2016

La Stampa 2.10.16
Mentana: “Il Matteo di oggi come il Berlusconi del 2006. Fa i duelli in tv per rimontare”
intervista di Maria Corbi

Quel selfie per stemperare la negatività, per riportare la tensione dei due contendenti dentro le corde del ring emotivo. A scattare la foto «pacificatrice», spente le telecamere de La7, Enrico Mentana, “arbitro” dell’incontro tra il premier Matteo Renzi e il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, capofila dei Sì e del No al referendum del 4 dicembre.
Direttore Mentana alla fine i duellanti stavano trascendendo?
«Erano stanchi, avvertivo una negatività, ho chiamato la pubblicità, abbiamo fatto un breve ragionamento insieme e poi ho fatto fare l’appello finale a tutti e due. Quando si va verso un muro contro muro, quando si ripetono per due volte le stesse accuse, è bene stoppare».
E in questo fuori onda cosa c’è stato?
«I fuori onda si chiamano così perché, appunto, sono off record. È stato un dibattito teso, si è visto. Certo dopo non erano pronti per andarsi a mangiare una pizza insieme».
Il professor Zagrebelsky ha iniziato polemico, ricordando a Renzi le sue frasi su gufi e parrucconi ...
«E’ stato un dibattito fra due che sentivano di essere i capofila dei due fronti, con colpi non bassi, ma comunque tali da delimitare il territorio. Non è stata certo una disputa accademica, perché non lo è. È un referendum che ha una posta in palio piuttosto cospicua».
Secondo qualcuno non vi era «simmetria» nella scelta degli attori del faccia a faccia.
«Mi è sembrato invece un dibattito simmetrico, perché Zagrebelsky non è un signore che vive sul monte Athos, è un uomo che conosce lo scontro politico, ha un impegno civile, ha sempre capitanato fronti di degna e sana contrapposizione civile su temi importanti. Abituato al dibattito. È arrivato a questo incontro dopo tre sfide, con Orlando, la Finocchiaro e Violante. Simmetricamente Renzi non è certo digiuno di questioni costituzionali, come si è visto».
Chi le è sembrato più in difficoltà?
«Nessuno, certo Renzi vive davanti alla telecamera tutti i giorni, mentre non penso che Zagrebelsky abbia fatto mai una cosa del genere in uno studio tv, ma non mi è mai sembrato fortemente in difficoltà».
E come interpreta la decisione di Matteo Renzi di accettare questa sfida? Forza o debolezza?
«Si può interpretare come si vuole. Certamente ci vuole forza per mettere faccia e voce contro Zagrebelsky, un gigante del diritto costituzionale. Dall’altro lato probabilmente Renzi, come il Berlusconi del 2006, sa che deve recuperare nei sondaggi e che la via più efficace sono gli scontri diretti».
A chi avrebbe alzato il braccio, assegnando la vittoria?
«Ognuno avrà valutato. Se chiedi a dieci persone ti diranno cose diverse. Questi dibattiti sono come lo sguardo della Gioconda, ciascuno ne dà la sua interpretazione, basta guardare sul web. Io posso solo notare che tutti hanno avuto modo di spiegare bene, la scelta che ho fatto è stata quella di non incalzarli perchè ci voleva una certa assertività ma anche l’agio di argomentare».
Alla fine un boom di ascolti.
«E’ positivo il fatto che un dibattito giocato su temi non proprio da venerdì sera sia stato tanto seguito. Molta gente è disposta a seguire un dibattito non ruffiano».