La Stampa 29.10.16
L’assist di Orban a Renzi
di Marcello Sorgi
La
polemica tra Renzi e Orban di ieri è un classico del parlare a suocera
perché nuora intenda. Il premier ungherese, che ha alzato un muro ai
propri confini ed è da poco uscito sconfitto nel referendum sulla sua
politica di respingimento degli immigrati, lo aveva definito «nervoso»
in relazione ai problemi avuti con la Commissione. Il premier ha reagito
dicendo che l’Italia è pronta a rispondere mettendo il veto sul
bilancio europeo contro i Paesi che continuano a rifiutarsi di attuare
le decisioni prese nei vertici della Ue sulla ripartizione dei migranti.
La
settimana che sta per concludersi, non va dimenticato, è stata
caratterizzata dall’intervento del presidente Mattarella contro i
rigurgiti di nazionalismo e a favore del recupero delle ragioni più alte
dell’Europa. Attaccando Renzi, Orban, che pur senza essere stato
nominato era chiaramente tra gli obiettivi del discorso del Capo dello
Stato, ha fornito un assist formidabile a Renzi, che ne ha approfittato
anche per lanciare un segnale ai vertici della Commissione, con cui è in
corso il difficile negoziato sulla legge di stabilità.
Renzi, che
per inciso ha ribadito che non si sente affatto un «Pierino» quando
chiede il rispetto delle decisioni europee sull’immigrazione, è convinto
che la trattativa con Juncker, Moscovici e Dombrovskis non potrà non
risentire della seconda ondata di terremoto nel Centro Italia, e dei
problemi che si sono aperti, aggravati dai primi freddi, nell’assistenza
alle migliaia di sfollati in conseguenza del sisma. Finora la
Commissione ha cercato di distinguere tra i costi dei soccorsi immediati
prestati ai terremotati e gli investimenti che in prospettiva il
governo ha programmato per la messa in sicurezza del territorio. Con il
risultato di chiedere egualmente all’Italia, che preme per scorporare il
peso di questi stanziamenti dal calcolo del deficit, di rientrare
egualmente nei canoni previsti. Ma ora appunto, dopo le nuove scosse, la
Commissione è attesa a una diversa valutazione dei rischi e della
realtà italiana. Di qui l’insistenza di Renzi per una risposta che da
Bruxelles, con qualche passaggio intermedio, non arriverà prima del voto
sul referendum costituzionale del 4 dicembre.
Oggi è il giorno
della manifestazione nazionale del Pd per il «Sì» alla riforma. Previste
assenze in blocco dei bersaniani, ormai orientati per il «No», e forse
anche di Cuperlo, che proprio a nome della minoranza era entrato nella
commissione per la modifica della legge elettorale che non è riuscita,
fino a questo momento, a riportare il partito all’unità.