venerdì 28 ottobre 2016

La Stampa 28.10.16
«Non mi stupisce. Testo impegnativo e fondante ma resta sullo sfondo»
intervista a Franco Garelli, sociologo
di Dom Aga.


Quindi, che cos’è il Vangelo per gli italiani?
«È un punto di riferimento, ma messo sullo sfondo, dietro le quinte dell’esistenza. È un elemento fondante, ma scivolato sul fondale. Nel senso che è un libro sacro a cui si attribuisce un grande valore, ma solo ideale. È da tenere un po’ nascosto perché non serve per il “nutrimento” quotidiano dell’anima. Però allo stesso tempo, deve essere accessibile, perché, appena si ha la necessità di un po’ di consolazione, lo si può raggiungere».
Si aspettava che fosse letto di più?
«Nel quotidiano no, perché giorno per giorno è impegnativo. Diciamolo: non è una lettura attrattiva. Credo inoltre che molti, anche se non lo consultano, si richiamino al Vangelo nelle idee e nelle scelte. E poi, secondo me, il dato di chi lo legge, il 20%, non è da poco: è una minoranza “qualificata”».
L’attenzione dei giovani l’ha sorpresa?
«Sì, è un fenomeno curioso. Significa che i ragazzi sono alla ricerca di fonti di spiritualità, e il fatto che una sia il Vangelo vuol dire che non è così lontano da loro. Segno che vi trovano parole preziose per affrontare il mistero della vita, decifrare l’esistenza. E per scaldare il proprio cuore».