giovedì 27 ottobre 2016

La Stampa 27.10.16
Atac, scontro M5S-governo
Raggi: volete guerra? L’avrete
Sicurezza assente, l’esecutivo potrebbe intervenire
di Federico Capurso

Commissariare l’Atac, l’azienda del trasporto pubblico di Roma affossata dai debiti. I grillini puntano i piedi, ma un ordine del giorno approvato in Senato da Pd e Forza Italia impegna il governo a valutare se ci siano le condizioni per «sostenere il rilancio dell’azienda attraverso procedure straordinarie», e a «intervenire affinché sia garantita la sicurezza dei passeggeri e del personale». Beppe Grillo, in una visita-blitz alla sindaca e ai consiglieri pentastellati a Palazzo Senatorio detta la linea: «Dovete fare tutto il possibile per difendere Atac dal commissariamento». Così, poco dopo, Raggi lancia dalla sua pagina Facebook un attacco al vetriolo contro «i partitucoli, che vogliono chiudere l’azienda e regalarla ai privati. Se vogliono la guerra, la guerra avranno». La soluzione del commissariamento però, spiega il senatore dem Stefano Esposito, ex assessore ai trasporti della giunta Marino, «si può attivare solo se viene chiesto dalla stessa amministrazione Raggi. La sindaca è disinformata, oppure è in malafede. Non c’è nessuna svendita».
E infatti, non è nelle «procedure straordinarie» che si nasconde il grimaldello per arrivare a togliere dalle mani del Campidoglio la gestione di Atac. La questione gira tutta intorno alla «sicurezza dei passeggeri e del personale», di cui è indirettamente responsabile anche il governo. Qui entra in gioco l’Ustif, Ufficio speciale trasporti a impianti fissi. Organo del ministero delle Infrastrutture, l’Ustif è chiamato a vigilare sulla sicurezza dei mezzi utilizzati per il trasporto pubblico locale, dal sistema di controllo che gestisce la sicurezza del traffico sotterraneo delle metropolitane, alle verifiche eseguite periodicamente sul livello di usura degli pneumatici dei bus. E se dovesse riscontrare un pericolo per l’incolumità dei cittadini, il governo potrebbe essere chiamato «a intervenire».
Certo, sarebbe sufficiente investire sulla sicurezza del sistema di trasporti per scongiurare l’intervento esterno. Su Atac, però, grava un deficit di un miliardo e trecento milioni di euro di cui, 400 milioni solo nei confronti dei fornitori dell’azienda. Ecco perché i pezzi di ricambio tardano ad arrivare, i guasti aumentano, le ruote non vengono sempre sostituite con la necessaria frequenza e sulla linea ferroviaria Roma-Viterbo, in tre diverse occasioni, si sono segnalate «mancate collisioni» fra treni. Problemi di budget che finiscono dunque per ripercuotersi sulla quantità di mezzi offerti: solo lo scorso mese sono state tagliate 3800 corse, con una riduzione di 200 autobus in giro per Roma. Un trend che da febbraio segna una percentuale media di diminuzione del numero di corse vicina al 10%. Anche L’Autorità nazionale anticorruzione ha tentato di fare luce nel mondo Atac. Nel suo rapporto, sulle 23 mila gare bandite dall’azienda tra il 2011 e il 2015, rileva anomalie in 21 mila casi, con un ingente quantitativo di affidamenti diretti ai fornitori
In Campidoglio, nel frattempo, la mancanza da quasi due mesi di un direttore generale Atac è derubricata a questione di secondaria importanza. Per ora, si è fermi alla lista dei candidati.