La Stampa 26.10.16
Istruiti, fanno lavori poco qualificati
E adesso i migranti comprano casa
La fotografia degli oltre 5 milioni di stranieri presenti nel Belpaese
I reati sono in aumento, ma meno di quelli commessi dagli italiani
di Karima Moual
Che
il fenomeno migratorio non sia più da considerare una fase temporanea
ma una realtà stabile e radicata nel nostro Paese lo dimostra il volto
della nostra quotidianità, nelle città come nelle periferie. Però a
fotografarlo in modo scientifico, con numeri alla mano e analisi del
fenomeno, è il dossier Statistico Immigrazione 2016 curato dal
Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio, i
cui dettagli saranno presentati ufficialmente domani. Il primo dato che
balza agli occhi è la presenza di immigrati in Italia, che è aumentata
di dieci volte negli ultimi 25 anni arrivando a superare oggi i 5
milioni.
Dove abitano
Stranieri sì, ma con un forte
desiderio di stabilità, a partire dalla voglia di acquistare casa. Se
per l’Istituto di ricerca Scenari Immobiliari, gli immigrati sono per il
62,8% in affitto, il 19,1% in una casa di proprietà, l’8,3% abita
presso il luogo di lavoro e il 9,8% presso parenti o altri connazionali,
il dossier statistico segnala, invece, un vero protagonismo nel mercato
dell’immobiliare soprattutto nel 2015.
Tra le cause principali
c’è l’ampliamento dell’accesso al credito e la discesa dei prezzi delle
case. A usufruirne, tra i non comunitari, sono soprattutto i
soggiornanti di lungo termine e titolari di un contratto di lavoro a
tempo indeterminato, che per il momento si accontentano di acquistare
appartamenti non molto grandi, possibilmente non di nuova costruzione o
elevata qualità, in zone urbane periferiche o comunque non centrali (37%
dei casi) o in piccoli Comuni della provincia (quasi il 50% dei casi).
Ma il dato più importante è che i nuovi compratori immigrati non si
concentrano in quartieri-ghetto, anzi. Spesso lasciano le precedenti
zone ad alta densità di immigrati e si insediano in quartieri dove gli
italiani sono più numerosi. Nel periodo 2008-2015, nonostante la crisi,
gli immigrati hanno effettuato 446 mila compravendite.
Incidenza della criminalità
A
fianco di fattori che segnalano un percorso di stabilizzazione, ce ne
sono altri che evidenziano precarietà e sintomi di sfiducia verso i
migranti. Tra questi i dati sulla criminalità, non drammatici, ma che
segnalano un aumento delle denunce: «Dipende dall’incremento
dell’attività criminale - spiega il dossier - da prendere in
considerazione unitamente all’eventuale aumento della popolazione di
riferimento (così è stato per gli stranieri) o alla sua diminuzione
(così è stato per gli italiani)». Facendo un confronto: «Tra il 2004 e
il 2014 (l’ultimo anno per cui si dispone di dati definitivi), le
denunce sono aumentate del 40,0% per gli italiani (da 480.371 a
672.876), nonostante essi siano diminuiti (da 56.060.218 a 55.781.175).
Per gli stranieri, invece, le denunce sono aumentate in misura più
contenuta (34,3%), anche se essi nel frattempo sono più che raddoppiati
(tra di loro i residenti sono passati da 2.402.157 a 5.014.437). Per
loro, quindi, l’andamento è stato meno preoccupante». Ma l’incidenza
delle denunce contro stranieri varia anche a livello territoriale:
Nord-Ovest (42,3%), Nord-Est (42,0%), Centro (39,3%), Sud (15,0%) e
Isole (15,5%). Questa diversità – spiega il dossier – sembra dovuta sia
alla diversa situazione economica, sia al maggior controllo esercitato
localmente dalle organizzazioni criminali. La Regione con l’incidenza
percentuale più alta di denunce è l’Emilia Romagna (43,7%). Infine, il
dossier fa emergere un’altra particolarità: colpisce, tra gli immigrati,
la maggiore ricorrenza dei furti (incidenza più che doppia rispetto
agli italiani). È il rilevante peso delle denunce per ricettazione,
mentre la percentuale è identica per quanto riguarda le lesioni dolose.
Di contro gli italiani sono più soggetti alle denunce per truffe e frodi
informatiche.
Livello scolastico
Non la criminalità, ad
allarmare è il dato sui migranti qualificati. Se da una parte si assiste
all’esodo di italiani all’estero con diplomi o lauree, dall’altra si
registra un ingresso di stranieri qualificati ma «congelati». «Sono
scontenti anche gli stranieri che sono venuti in Italia con un livello
di istruzione superiore», spiega il dossier. Nel 40% dei casi infatti
sono chiamati a svolgere mansioni inferiori alla preparazione ricevuta.
Questo sperpero di risorse intellettuali colpisce l’Italia più di altri
Paesi industrializzati: «Tra il censimento del 2001 e quello del 2011,
in Italia gli stranieri laureati sono aumentati di 243.163 unità e i
diplomati di 840.945. Risulta poi che gli immigrati hanno lo stesso
livello di istruzione degli italiani, se non leggermente superiore.
Questi i dati: diplomati e laureati tra gli immigrati 35,3% e 9,1% (tra
gli italiani, rispettivamente, 32,1% e 11,8%)». Dati che confermano
ancora una volta quanto bisogna fare per valorizzare quella risorsa
chiamata immigrazione.