La Stampa 25.10.16
Tutti o quasi hanno sposato l’atteggiamento populista
di Marcello Sorgi
Lo
scontro sui costi della politica che si annuncia al calor bianco oggi
alla Camera - con i 5 stelle che hanno organizzato una manifestazione in
piazza Montecitorio e Grillo che si prepara a dar spettacolo dalla
tribuna del pubblico - contiene una novità, segno dei tempi. La partita
tra M5s e Pd, destinata a chiudersi subito perché la maggioranza punta a
riportare il testo in commissione, si giocherà, non sul tagliare o no
le indennità dei deputati, ma sul modo di ridurle.
L’idea che
l’indennità possa essere difesa, in nome del fatto che garantisce la
presenza in Parlamento anche a chi in partenza non ha mezzi sufficienti
per permetterselo, non fa più parte della realtà. Tutti o quasi i
partiti, compreso il Pd, hanno sposato l’atteggiamento populista che
prevede che i parlamentari siano più o meno una casta da tosare,
privandola dei privilegi goduti finora e costringendola ad accettare
paghe ridotte, prendere o lasciare.
In particolare il dibattito di
oggi, intrecciandosi con l’ultima parte sanguinosa della campagna
referendaria, punta a dimostrare, almeno nelle intenzioni dei 5 stelle e
della sinistra radicale, che Renzi e il Pd, strozzando la discussione e
riportando il testo in commissione, non abbiano in realtà alcuna
intenzione di procedere al taglio delle indennità, che porterebbe
risparmi di spese pubbliche maggiori di quelli previsti con il
ridimensionamento del Senato. È la ragione per cui il premier s’è detto
favorevole al taglio e ha proposto un meccanismo legato all’effettiva
presenza in aula, portando ad esempio Luigi Di Maio che avrebbe
partecipato solo al 37 per cento delle sedute. Di Maio per tutta
risposta lo ha sfidato a presentarsi in aula.
Naturalmente,
gettare nella fucina della propaganda argomenti così delicati non
contribuisce a trovare soluzioni adeguate. Nelle ultime occasioni in cui
si è discusso di stipendi dei deputati e dei senatori, il confronto s’è
avvitato in una gara a chi cercava di interpretare con più durezza i
sentimenti anti-casta degli elettori. Con il risultato che l’indennità
dei parlamentari è stata tagliata di quasi cinquemila euro al mese, ma
nel contempo è scesa anche la qualità della composizione del Parlamento,
perché, al di là degli ex-disoccupati, fortemente rappresentati nei
gruppi 5 stelle, e di politici di professione ed ex-sindacalisti, più
frequenti all’interno della sinistra radicale, non sono in tanti quelli
disposti ad andare in Parlamento per prendere insulti e vedersi
periodicamente additati come sfaccendati super pagati.