lunedì 24 ottobre 2016

La Stampa 24.10.16
Italicum, si tratta su collegi e capilista
Ma la minoranza Pd: non ci fidiamo
L’ex presidente del partito Cuperlo prova a mediare, ma Bersani e i suoi lo pressano
di Alessandro Di Matteo

Adesso il pressing su Gianni Cuperlo diventa duro. La trattativa nel Pd sulla modifica dell’Italicum prosegue, un dirigente renziano si dice certo che una proposta arriverà «in tempi brevi» e la parte della minoranza che fa capo a Pier Luigi Bersani e Roberto Speranza comincia a dare segni di insofferenza. Cuperlo siede per conto della minoranza nella commissione Pd che cerca un accordo, ma i bersaniani non hanno mai creduto alla trattativa e da giorni rilasciano dichiarazioni e interviste di rottura. Atteggiamento che ha irritato Cuperlo e che ha portato a un primo chiarimento telefonico sabato scorso sia con Speranza che con Bersani.
Il fatto è che per i bersaniani, la commissione serve solo per «dividere la minoranza», come dice esplicitamente il senatore Federico Fornaro: «E’ oramai evidente che la commissione Pd non è funzionale alla ricerca dell’unità sul referendum ma solo a provare a dividere la minoranza e Gianni Cuperlo sarà sicuramente attento e vigile al riguardo». Il senatore ha parlato di «tempo scaduto» per la trattativa, proprio il giorno dopo la prima riunione della commissione Pd. L’ex segretario ha attaccato duramente Renzi («Il suo Pd è finito»), non proprio un aiuto a chi sta trattando.
Raccontano che Cuperlo si sia lamentato parecchio, e abbia ribadito di non volersi accontentare di promesse vaghe, ma di voler lavorare per un’intesa. Speranza e Bersani, invece, lo avrebbero invitato a non cadere in quella che ritengono essere una trappola: «Cuperlo - dice un bersaniano - ha molti dei suoi che sono schierati per il sì, ma deve decidere se vuole fare il gioco di Renzi o no. Serve un chiarimento nella minoranza prima del 29 ottobre». Ieri, sull’Unità, l’ex presidente del Pd ha replicato: «Leggo che qualcuno non crede a impegni sulla carta a cambiare la legge. Io voglio credere che se quell’impegno venisse preso poi quella volontà verrebbe rispettata». D’altro canto, ha aggiunto, Renzi deve fare la sua parte se vuole un’intesa, «serve volontà politica, in primo luogo da chi oggi guida il Paese ed è anche segretario del Pd». Lorenzo Guerini, vice-segretario Pd, tira una stoccata a chi vuole «sabotare», ovvero l’ala dura che sta pressando Cuperlo: «Stiamo lavorando con spirito costruttivo e, giustamente, in silenzio. Non curandoci di chi sembra impegnato a sabotare. Noi continuiamo a lavorare confrontandoci con le forze politiche che si sono dichiarate disponibili per arrivare ad una nostra proposta in tempi ragionevoli».
I «tempi ragionevoli» potrebbero essere l’inizio della prossima settimana, anche se la commissione Pd potrebbe tornare a vedersi già nei prossimi giorni. Nella proposta Pd, racconta un esponente della minoranza, ci potrebbe essere l’impegno a tornare a collegi uninominali, eliminando i capilista bloccati, e l’abbandono delle multicandidature. Ma il vero nodo da sciogliere è sul premio di maggioranza, che Cuperlo vuole mitigare: Renzi è restio a rinunciare al ballottaggio, anche se in commissione Guerini non avrebbe escluso dei correttivi, secondo quanto riferiscono dalla minoranza. Assicura un dirigente del partito: «Non lasceremo Cuperlo in mezzo al guado».