lunedì 24 ottobre 2016

La Stampa 24.10.16
Il premier è deciso, di fronte a un no non ci saranno marce indietro
Palazzo Chigi: “Diamo 20 miliardi e ne riceviamo solo 12 I Paesi che incassano la differenza accolgano i profughi”
di Fabio Martini

Per ora Matteo Renzi minimizza, derubrica il possibile richiamo in arrivo da Bruxelles a «letterina» rituale, ma se davvero l’avviso dovesse manifestarsi, a palazzo Chigi hanno già deciso la linea da tenere: resistenza attiva.
In parole povere: non rompere formalmente con Bruxelles, ma senza ottemperare alle richieste eventualmente contenute nel richiamo. Dunque, senza modificare la legge di Bilancio nelle parti ritenute «opache» dalla Commissione europea e aprendo un lungo contenzioso con Bruxelles. È questa la linea decisa a palazzo Chigi dopo gli ultimi pettegolezzi arrivati ieri da Bruxelles.
Dopo una settimana di ritmi forsennati tra Washington, Bruxelles, Sicilia e jet-lag consumati senza quasi riposarsi, ieri il presidente del Consiglio ha partecipato a «In Mezz’ora» su RaiTre, derubricando l’avviso in arrivo con queste parole: «La lettera dall’Europa? Quante ne ha mandate in questi anni? Almeno a quattro-cinque Paesi. Praticamente sempre, è fisiologico». Come dire: la ricevono tutti, o quasi. Ma se la lettera arriverà, il presidente del Consiglio cambierà completamente postura e tono della voce. Ecco perché, intanto, ha apprezzato moltissimo la più recente sortita del suo ministro dell’Economia: personaggio sempre serio e serioso, Padoan per una volta ha fatto «il Renzi», arrivando persino ad evocare «la fine dell’Europa» nel caso non fosse accolta la Finanziaria italiana. Un Padoan che è piaciuto al vero Renzi, che lo ha elogiato in tv: «All’estero io lo chiamo “wise man”, uomo saggio», elogio significativo soprattutto perché pronunciato da un leader solitamente parco di complimenti.
Ma nell’intervista ad una battagliera Lucia Annunziata, che ha continuamente contraddetto Renzi, talora sovrapponendosi alle sue risposte, il presidente del Consiglio in qualche modo ha anticipato la linea di palazzo Chigi in caso di parziale «bocciatura» della Legge di Stabilità: «Oggi l’Italia dà 20 miliardi all’Ue e ne prendiamo 12 e diciamo: almeno possiamo iniziare a far si che quelli che prendono soldi, prendano anche i migranti?».
Ma in caso di richiamo da parte di Bruxelles saranno ben altri i numeri che saranno messi in campo da palazzo Chigi. Certo, la strategia nei dettagli sarà decisa soltanto quando la Commissione avrà dettagliato le sue osservazioni. Ma il governo ha già deciso di contestare voce su voce le controdeduzioni di Bruxelles. Non toccando la manovra. Avviando l’iter di dialogo e scambio di documenti che si concluderà nella primavera del 2017, quando la Commissione emetterà il rituale giudizio finale, in occasione del quale possono essere comminate le sanzioni. Ed eventualmente riservandosi qualche ritocco soltanto nell’«ultimo miglio». Ma la fase calda del contenzioso con Bruxelles si aprirà nei prossimi giorni: se il richiamo sarà severo, Renzi ha già deciso come rispondere. Facendo la «vittima», ma documentandolo: indicando tutti i Paesi che violano le regole europee, dalla Germania all’Ungheria, dalla Spagna alla Francia. Ma non subiscono sanzioni.