domenica 23 ottobre 2016

La Stampa 23.10.16
Sedie vuote, silenzi e cortei
Renzi non scalda la Sicilia
Via alla sfida per rimontare al Sud. Persino l’annuncio del G7 a Taormina è accolto con un debole battimani
di Fabio Martini

Una scena del genere non si era mai vista nell’era Renzi: alle dieci della sera, sul palcoscenico del teatrino di Santa Cecilia alla Kalsa, il presidente del Consiglio sta parlando di referendum e fa di tutto per abbattere il muro di scetticismo dei cinquecento dirigenti e simpatizzanti palermitani del Pd venuti ad ascoltarlo: urla, gesticola, stimola la platea con battute di grana grossa: «Levate dallo schermo quella immagine di Berlusconi, Fini, D’Alema, Monti, Pomicino: magari qualcuno non ha mangiato!» In platea due signori sorridono, ma applausi zero. Renzi insiste sulla riduzione dei costi della politica e dei parlamentari: silenzio. Ad un certo punto dice: «Conoscerete tutti almeno un anti-renziano spinto? Gli va detto: guarda quello lì ti sta antipatico, ma occhio perché se voti no, l’occasione per cambiare veramente non torna più!. Niente da fare: dalla platea non si alza un battimani, neppure con le battute più ammiccanti. E alla fine Renzi, proprio lui, dice testualmente: «Chi vota no, si tiene tutto quello che c’è. Che magari va anche bene ma secondo me non funziona… Però ciascuno farà le proprie valutazioni e verifiche…». Parole che pronunciate da un altro somiglierebbero ad una resa.
Ovviamente Matteo Renzi non è tipo da arrendersi, ma ogni giorno scopre un campo di battaglia diverso. Venerdì sera il presidente del Consiglio era arrivato stanco a Palermo, dopo aver dormito poche ore tra Washington e Bruxelles e le sue battute mancavano di brillantezza. Oltretutto, prima che parlasse di referendum non erano mancati applausi sugli altri temi da toccati da Renzi, ma la sostanza non cambia: sugli slogan anti-casta la platea siciliana non si è accesa. Confermando le difficoltà che si conoscevano per il Sì: in testa (pare) al Nord-Ovest, ma indietro, molto indietro (pare) al Nord-Est e al Sud. Alla fine del comizio di Renzi, all’uscita del teatro, uno dei protagonisti della «primavera palermitana» degli anni Novanta e che conosce gli umori degli isolani, la vede così: «Non mi citi, ma i siciliani oramai sono divisi in due: una volta saltate le “mediazioni” di Cosa Nostra, chi non crede più alle promesse, si è buttato sui Cinque Stelle, mentre chi ancora confida nella Casta - concentrata nel Pd - condivide poco la battaglia di Renzi». Una tenaglia difficile da forzare e infatti il capo del governo, dopo il comizio di venerdì a Palermo, ieri si è presentato al cinema Ariston di Trapani (affollato) e ha cambiato completamente postura: al referendum ha dedicato poche battute, una ventina di minuti. Per conquistare la platea di Trapani e poi in serata di Messina, battute (applaudite) sui politici rottamati e sul bicameralismo: «Immaginate un’assemblea di condominio: alle 2 di notte raggiungete un faticosissimo punto di equilibrio con quello del primo piano, ma tre mesi dopo c’è nuova assemblea con quello del terzo piano che vuole cambiare una virgola. E poi tre mesi dopo si torna da quello del primo che non ci sta…». E ancora: «I consensi al Si sono aumentati da quando si fanno i confronti televisivi sul merito». Il tutto condito da battute irrituali per un presidente del Consiglio: «Quelli del No che erano d’accordo con le riforme e non le hanno fatte? Un’occasione per non tornare ai giardinetti», «Io mi sono fatto anche un dibattito con Travaglio, che si può fare di più nella vita?». Persino la storia di Taormina scelta per il G7 perché durante un vertice di capo straniero aveva generalizzato su Sicilia e mafia, è accolta con battimani di cortesia e Renzi dice testualmente: «Popoli che pascolavano quando qui c’era la Magna Grecia...». Prima di presentare il logo per il G7 di Taormina, il capo del governo aveva partecipato all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Palermo al Teatro Massimo. Solennità, Magnifici Rettori da tutto il Sud, ermellini, pochissimi studenti ma anche sessanta poltrone vuote in una platea di 420 posti.