La Stampa 22.10.16
Israele, Renzi contro la Farnesina
“Allucinante il voto all’Unesco”
Chiede chiarimenti a Gentiloni: “Astenersi è stato un errore, dovevamo dire no”
Telefonata con Netanyahu, che ringrazia. I palestinesi: dietrofront inaccettabile
di Francesca Schianchi
La
risoluzione dell’Unesco su Gerusalemme è «una vicenda allucinante: ho
chiesto al ministro degli Esteri di vederci subito al mio ritorno a
Roma. Trovo la decisione sinceramente incomprensibile e sbagliata». Di
primo mattino, dalle frequenze di radio Rtl, il premier Matteo Renzi
interviene in modo molto veemente sulla vicenda che nei giorni scorsi
tanto ha offeso la comunità ebraica provocando vivaci polemiche: il
voto, martedì al Consiglio esecutivo dell’Unesco, con 26 astensioni tra
cui l’Italia, di una risoluzione che sostanzialmente nega il rapporto
millenario degli ebrei con la città usando per la definizione dei luoghi
solo il nome in arabo.
Lo strappo del premier
«Ho
espressamente chiesto ai diplomatici che si occupano di queste cose che
non si può andare avanti così: non si può negare la realtà», aggiunge,
«non si può continuare con queste mozioni finalizzate ad attaccare
Israele: se c’è da rompere su questo l’unità europea, che si rompa». Una
durezza che da Bruxelles, dove il premier partecipa al vertice dei capi
di governo, rimbalza in Italia e oltre confine, raccogliendo
l’immediato plauso di Israele: «Ringraziamo e ci felicitiamo con il
governo italiano per questa importante dichiarazione», interviene il
portavoce del ministero degli Esteri israeliano Emmanuel Nahson. Anche
il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ringrazia l’omologo italiano
nel corso di una telefonata. Dure le reazioni palestinesi. Nabil Shaath,
esponente del movimento Fatah, definisce le parole di Renzi
«inaccettabili e spiacevoli».
Allucinante, incomprensibile,
sbagliata, definisce la decisione italiana di astenersi il premier.
Giudizi abbastanza tranchant da mandare in fibrillazione gli ambienti
diplomatici che si sentono chiamati in causa, e anche da necessitare una
spiegazione: «Nessuna convocazione del ministro degli Esteri Gentiloni:
gli ho già parlato - spiega nel pomeriggio, in conferenza stampa,
tentando di circoscrivere la questione - Farnesina e governo su quel
voto sono andati in automatico su una posizione presa da tanti anni, non
ex novo. Questo non vuol dire che non sia arrivato il momento di
cambiarla».
Da sempre astenuti
Da dieci anni infatti si
svolgono votazioni sulla questione Gerusalemme all’Unesco, e l’Italia si
è sempre astenuta, nell’idea di mantenere una posizione di equidistanza
fra Israele e Palestina. Così ha fatto anche stavolta la rappresentante
del nostro Paese presso l’Unesco, Vincenza Lomonaco: «Non è colpa
dell’ambasciatrice» il pasticcio che ne è nato, con polemiche e
proteste, sottolinea Renzi, evitando di scaricare su di lei la
responsabilità di una posizione «tradizionale», come la chiama, perché
risale nel tempo, ma che ora «si deve ridiscutere, bisogna fare una
riflessione». Un errore di cui «sicuramente ci siamo accorti tardi», e
«sarebbe stato più opportuno accorgercene prima», ma che non verrà
ripetuto: è probabile che alla prossima votazione sul tema, la prossima
primavera, il nostro Paese farà una scelta diversa.
Lo scontro politico
La
sua spiegazione non convince le opposizioni, da Fi alla Lega, scatenate
ad attaccare Renzi: c’è chi come Brunetta chiede le dimissioni di
Gentiloni, chi direttamente le sue (Fedriga), chi come Malan chiede di
scegliere, ma uno o l’altro devono lasciare. Ma dal mondo ebraico
arrivano invece riscontri positivi: nel pomeriggio, il premier ha «un
colloquio molto positivo e costruttivo» con la presidente dell’Unione
delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, che proprio ieri aveva
scritto una lettera aperta di protesta sulla vicenda, dalle pagine
della «Stampa», indirizzata al presidente Mattarella.