giovedì 20 ottobre 2016

La Stampa 20.10.16
Isola della Maddalena, la protesta delle future mamme
Costrette a una trasferta traghetto-auto fino a Olbia: “Per risparmiare ci mettono in pericolo”
di Nicola Pinna

Natan è l’ultimo arrivato: paffutello, occhi grandi e sguardo curioso. Sotto il suo nome, il libro dell’anagrafe comunale rimarrà per sempre bianco: su quest’isola non si può più nascere. Il reparto di ostetricia è chiuso oramai da un mese e anche la mamma di Natan, corsa in ospedale durante la notte, ha trovato un lucchetto sulla porta. Per le emergenze, suggerisce la Asl, è necessario rivolgersi all’ospedale di Olbia. Se c’è tempo, verrebbe da aggiungere. Le donne che hanno già avuto un figlio possono capire ancor meglio quanto sia grave la situazione: per arrivare al reparto di ostetricia bisogna sperare che dopo le prime contrazioni si abbia la fortuna di trovare un traghetto pronto a partire, che il mare non sia troppo mosso e che le strada a due corsie tra Palau e Olbia non sia trafficata come capita invece quasi ogni giorno.
Altrimenti, il rischio è quello di partorire in mezzo al mare, oppure in una piazzola di sosta, magari sul sedile dell’auto. «Io ho rischiato di dare alla luce mio figlio sulla banchina del porto - racconto Katia Musu, la mamma del piccolo Natan - Quando ho capito che era arrivata l’ora il traghetto era partito da poco, avrei dovuto aspettare 60 minuti, perché durante la notte si parte ogni ora. E se anche avessi trovato la nave pronta, sarei dovuta arrivare fino a Olbia in macchina. Possibile? Mio marito, per fortuna, mi ha accompagnato al pronto soccorso, dove però non c’era né un ginecologo né un’ostetrica».
L’ospedale
A La Maddalena (13 mila abitanti) nascono tra i 60 e gli 80 bambini l’anno. Un ospedale c’è, quando si programmava di organizzare qui il G8 si pensava persino di potenziarlo, ma la storia è andata al contrario. «Per risparmiare ci stanno anche togliendo il diritto di fare figli e stanno mettendo a rischio la vita delle donne in dolce attesa e dei loro bambini – denuncia il sindaco Luca Montella – Se fossi manager della Asl mi assumerei il rischio di sforare i vincoli di bilancio, di certo non quello di un pericoloso parto in mezzo alla strada».
«Su un’isola non si possono ridurre al minimo i livelli di assistenza - aggiunge l’assessore alla Sanità, Massimiliano Guccini -. Non possiamo sempre sperare in un miracolo». «A La Maddalena - risponde la Asl - non erano garantiti gli standard operativi, tecnologici e di sicurezza previsti per i punti nascita con meno di cinquecento nati. Ora è attiva un’équipe di emergenza: o in servizio attivo o reperibile».
Pro e contro
Paola, Melissa, Giovanna e Marianna sono le quattro donne che da un momento all’altro diventeranno mamme. I medici assicurano che ci vorrà ancora un po’ di tempo e la Asl propone loro di trasferirsi a Olbia e di vivere in un hotel in attesa del lieto evento. «Perché noi non abbiamo il diritto di partorire a casa nostra? – protestano – Perché dobbiamo essere spostate a Olbia come pacchi?». D’accordo con loro la ginecologa Rina Pileri, che in tanti anni di servizio ha fatto nascere centinaia di maddalenini: «Per dare alla luce un bambino non ci sono regole precise e spesso si verificano situazioni imprevedibili. Non sempre è possibile aspettare due ore, tanto è il tempo necessario per arrivare a Olbia: in due ore si fa in tempo a morire due volte».