La Stampa 1.10.16
Scintille in tv con Zagrebelsky
E Renzi apre sulle preferenze
Il costituzionalista: “Riforma oligarchica”. Il premier: “Così offende gli italiani”
di Fabio Martini
Tutto
era cominciato con una spettacolare inversione dei ruoli. Gustavo
Zagrebelsky, il “professorone”, si era presentato al confronto
televisivo con Matteo Renzi col piglio aggressivo del consumato
protagonista da talk show: «Signor presidente del Consiglio la sua
presenza qui testimonia che lei ci ha ripensato sui rosiconi, sui
gufi...». Nello studio de “la 7” Matteo Renzi guarda preoccupato il suo
interlocutore e lo interrompe: «Non so cosa c’entra con la
Costituzione....». Zagreberlsky insiste con i gufi e Renzi non si tiene
più: «Io ho studiato sui suoi libri, rispetto le sue opinioni, ma venga
al merito, lei mi parla politica, non di Costituzione...». Ma
l’inversione dei ruoli dura poco. L’atteso match televisivo voluto,
organizzato e condotto con equidistanza da Enrico Mentana, ha
successivamente riconsegnato la consueta identità ai due protagonisti:
il professor Zagrebelsky con finezza, cultura giuridica, citazioni
colte, ha provato a smontare la riforma costituzionale voluta dal
governo; il capo del governo, ha ribattuto colpo su colpo sul merito,
infilando quelle battute ad effetto, pensate per colpire l’immaginario
dei telespettatori. I due non sono mai scaduti nella rissa, ma si sono
scambiati frecciate intinte nel veleno. La sostanza dello scontro
politico si è concentrata sulla natura della riforma. Per Zagrebelsky,
«si rischia di passare dalla democrazia alla oligarchia», per Renzi, una
affermazione assurda: «Ci sono Paesi che imprigionano i giudici e
giornalisti e voi dite deriva autoritaria a noi?».
Match
televisivo davvero originale quello andato in onda ieri sera. Renzi
“versus” Zagrebelsky. Ovvero: il “Bomba” contro il “Professorone”,
attingendo ai soprannomi coniati dai detrattori. Due soprannomi grossier
che però richiamano l’asimmetria di personaggi, che più diversi non
potrebbero essere. Matteo Renzi è politico che in tv si muove come fosse
a casa sua e sa condensare concetti in pillole e slogan e che in questa
occasione, pur di risalire la china in vista di un referendum
dall’esito incerto, ha accettato un altro confronto hard dopo quello
ingaggiato con Marco Travaglio. Gustavo Zagrebelsky, 73 anni, già
presidente della Corte Costituzionale, è un giurista che senza far
politica, l’ha sempre bordeggiata ed è diventato negli anni il
personaggio simbolo del “post-azionismo”, ma anche l’alfiere del ruolo
salvifico della magistratura.
Renzi si era preparato per essere il
più possibile rispettoso, ha più volte raccontato di aver studiato sui
libri di Zagrebelsky, si è rivolto al professore con parole dolci («caro
professore, mi corregga se sbaglio»), ma non sempre è riuscito a tenere
la “parte”: «Quando lei ha finito di parlare, mi faccia un fischio». E
anche l’altro ha alternato affondi politici con battute hard: «Lei non
sarà eterno, politicamente...». Il presidente del Consiglio ha insistito
a lungo soprattutto chiedendo a Zagrebelsky: «Ma lei pensa davvero che
questa riforma configuri una deriva autoritaria?».
Non era
l’occasione per annunci ma Renzi, ribadendo la disponibilità a cambiare
la legge elettorale ha per l’ennesima volta fatto capire di essere
pronto a cancellare i capilista e dunque di far eleggere tutti i
deputati con le preferenze. Anche se Renzi ha usato un’espressione
irrituale: «Che la legge elettorale cambierà lo hanno compreso anche i
sassi ormai, purtroppo...». E Zagrebelsky: «Ma votiamo sull’insieme
delle due cose, su un progetto di cui la legge elettorale è un tassello,
perché è una legge ordinaria: il combinato disposto non funziona».
Un
confronto molto sul merito, con riflessioni fuori dal coro. Come quando
Zagrebelsky ha detto: «Renzi si illude che modificando la Costituzione
si creerà stabilità. Perché il problema è la complessità politica, non è
legata alle regole scritte nella Costituzione. È una illusione di chi
si sente debole e vuole regole che lo rendano forte». Confronto sul
merito, ma anche segnato da scambi brucianti. Zagrebelsky: «Lei mi ha
deluso come rottamatore». Renzi: «Sa quanta gente che mi odia, voterà
sì? Ma non parli di me, parli della Costituzione!».