La Stampa 19.10.16
I silenzi della deputata, tegola Pd su Mafia Capitale
Troppi i “non ricordo” della Campana su Buzzi: potrebbe essere indagata
di Edoardo Izzo Grazia Longo
Per
un verso o per un altro Mafia Capitale continua a mietere vittime.
Questa volta si tratta della deputata Pd Micaela Campana, ex moglie di
Daniele Ozzimo, uno degli imputati eccellenti, già condannato a due anni
e due mesi per corruzione.
Molto probabilmente la procura di Roma
la indagherà con l’accusa di falsa testimonianza per le dichiarazioni
rese ieri durante l’udienza del processo Mondo di Mezzo. Chiamata a
testimoniare sui suoi rapporti con il ras delle cooperative Salvatore
Buzzi - imputato chiave, con l’ex Nar Massimo Carminati nel processo -
la deputata si è trincerata dietro una sfilza di «non ricordo». A fine
processo, quindi, la procura chiederà al tribunale di acquisire i
verbali e valuterà se indagarla per quella «serie di bugie e reticenze
smentite dal contenuto degli atti processuali». L’atteggiamento
«smemorato» della Campana ha fatto arrabbiare più di una volta la
presidente della Corte, Rossana Ianniello: «Le ripeto per la quarta
volta, mentire sotto giuramento è un reato molto grave».
La
deputata Dem era stata convocata in aula per fornire spiegazioni circa
le sollecitazioni di Buzzi per ottenere un’interrogazione parlamentare
sull’appalto relativo a un centro rifugiati, bloccato da un giudice del
Tar del Lazio. Un’intercettazione rivelava che la Campana salutava
Buzzi, via sms, con «Bacio grande capo». E Umberto Marroni, altro
deputato Pd, gli inviava il seguente sms: «Ho parlato con Micaela
meniamo». Di più, in riferimento alla stesura dell’interrogazione
precisava: «La sta preparando Micaela». Micaela Campana si era dunque
mossa a favore del boss delle cooperative rosse? In tribunale lo ha
negato: «Ricordo che Buzzi mi chiamò spesso per questa interrogazione
che voleva facessi: analizzai le carte e decisi di non farla».
Perplessità
tra i pm anche in merito al coinvolgimento di un viceministro. Il
sostituto Luca Tescaroli chiede alla Campana per quale motivo fissò un
incontro tra il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico e Salvatore
Buzzi. Laconica la risposta. «Fu lui a chiedermelo, ma non so di cosa
dovessero parlare». Parole che fanno saltare sulla sedia la presidente
della corte Ianniello: «Mi faccia capire, lei fissa un incontro col
sottosegretario Bubbico a Buzzi solo perché lui glielo aveva chiesto,
senza conoscere le motivazioni di tale richiesta?». Secca la replica:
«Non ricordo». Così come non rammenta quando chiese a Buzzi di occuparsi
del trasloco del cognato. La Campana conferma invece di aver ricevuto
da Buzzi denaro per finanziare sia la sua campagna elettorale a
consigliera municipale nel 2001 sia quella dell’ex marito Daniele Ozzimo
in Campidoglio nel 2013. Entrambi i finanziamenti sono legittimi, ma la
Ianniello ha una curiosità: «Visto che all’epoca si era già lasciata
con suo marito perché fu lei a fare da tramite?». La deputata precisa:
«Perché lo ritenevo una persona valida per il Campidoglio», precisa la
deputata. La testimone, infine, non fornisce spiegazioni su un sms
inviatole da Buzzi nel novembre 2014 sull’avvenuto pagamento per la cena
di finanziamento del Pd con il premier Matteo Renzi. «Io gli indicai
solo il numero di conto corrente. Ricordo le persone della cooperativa
alla cena, ma non ricordo di aver visto Buzzi. Di sicuro non mi ha
consegnato nulla».
E mentre il M5S bolla come «terribilmente
imbarazzante sia la Campana, sia il Pd», la deputata ammette di aver
agito «ingenuamente. In aula potevo avvalermi della facoltà di non
rispondere ed invece ho scelto di sottopormi alle domande dei magistrati
in un processo importante per questa città».