mercoledì 19 ottobre 2016

La Stampa 19.10.16
La manovra in Europa fra i dubbi
Più di metà entrate sono una tantum
Manca ancora il testo definitivo, alle Camere solo il 24 ottobre
di Alessandro Barbera

Con molta fatica, qualche ritardo sulla scadenza e refusi, all’alba di ieri il governo ha spedito a Bruxelles la bozza di legge di bilancio per il 2017. L’evidenza dei numeri è la conferma dei dubbi dei guardiani dei conti europei: più della metà della manovra sarà finanziata con misure una tantum. Ormai da molti anni la Commissione europea raccomanda ai partner di dare coperture certe a spese certe. Per intendersi: se l’anticipo pensionistico promette di aumentare i costi di due miliardi in maniera strutturale - ovvero di qui in poi - quei maggiori oneri andrebbero finanziati con un aumento permanente delle entrate o con risparmi altrettanto permanenti. E invece almeno sette miliardi di euro sui dodici necessari a finanziare il bilancio 2017 saranno frutto di misure che funzioneranno solo un anno. La più importante è la rottamazione delle cartelle esattoriali di Equitalia: se Renzi ha annunciato un’operazione da quattro miliardi, il Tesoro ha cifrato 3,1 miliardi. O meglio, nel documento è indicata una generica voce «altre risorse» che sarà finanziata in gran parte così. Due miliardi e mezzo promettono di essere raccolti dall’evasione Iva, due con la nuova sanatoria sui capitali all’estero - la cosiddetta voluntary discosure - 1,8 dall’asta sulle frequenze. La più importante (e pressoché) unica voce strutturale di riduzione delle spese è quella legata alla «spending review dei ministeri» (2,8 miliardi), trecento milioni arriveranno dalla riduzione dei costi per gli ecobonus, duecento dalla sanità. L’ultima voce - 1,7 miliardi - sarà finanziata con la riduzione di un’agevolazione fiscale garantita finora alle grandi imprese impegnate in piani di rafforzamento patrimoniale.
Questi numeri sono soggetti ancora ad un certo grado di alea, almeno fino a che non verranno riscritti nel testo della manovra che verrà depositato alle Camere lunedì prossimo, 24 ottobre. Il termine di legge avrebbe dovuto essere il 20, ma essendoci di mezzo il week-end il governo ha deciso di prendersi qualche giorno in più. L’esame europeo durerà per tutto novembre, nel frattempo Pier Carlo Padoan potrà spiegare le sue ragioni ai tecnici in missione a Roma per la verifica degli squilibri macroeconomici e per verificare i progressi fatti dai singoli Paesi rispetto alle raccomandazioni della Commissione.
Vediamo allora cosa c’è - per ora - sul lato opposto della tabella, ovvero come il governo promette di spendere quei soldi. La voce di gran lunga più importante è la disattivazione delle clausole che prevedevano aumenti di tasse per la stessa entità: ben 15,1 miliardi. Per le pensioni sono confermati 1,9 miliardi, i Comuni avranno 1,1 miliardi, il pubblico impiego un miliardo tondo. Ottocento milioni andranno al pacchetto scuola e capitale umano, settecento rispettivamente a «investimenti nazionali» e «sisma», settecento milioni alle famiglie e al fondo per le non autosufficienze. Ieri il ministro delle Regioni Enrico Costa a nome dell’Nuovo centro destra ha rivendicato il pacchetto e spiegato nel dettaglio a cosa dovrebbero servire quei fondi. Il nuovo bonus bebé, anzitutto: vale 800 euro e potrà essere chiesto a prescindere dal reddito in gravidanza. Restano il bonus da 960 euro per chi dichiara meno di 25mila euro l’anno e del doppio per i redditi sotto i settemila. È confermato infine il voucher da mille euro per il nido di tutti i nati dal primo gennaio 2016 per i successivi 36 mesi.