La Stampa 17.10.16
Alle imprese più del doppio dei fondi programmati per pensioni e sanità
La manovra ai raggi X: da industria a investimenti fino agli sgravi su salari e assunzioni
Ma resta il nodo su come verranno finanziati gran parte degli interventi da 27 miliardi
di Alessandro Barbera
Della
legge di bilancio per il 2017 abbiamo più o meno chiara la parte
«dare», meno la parte «avere». Un testo definitivo ancora non c’è, e
questo spiega perché alcuni dettagli cambino di ora in ora. Come si
comporrà il pacchetto famiglie appena accennato da Renzi in conferenza
stampa? E cosa ci sarà nel decreto fiscale? Si dirà: quel che conta è
l’impianto complessivo. Le slide del premier sono state di sicura
efficacia mediatica, ma mescolano le voci, alcune annuali ad altre
pluriennali. Se incrociamo quelle slide con i numeri presentati la
scorsa settimana in Parlamento dal ministro Padoan si può tentare una
radiografia della manovra partendo da quel che verrà speso l’anno
prossimo. Le sorprese non mancano.
Industria 4.0
L’intervento
di gran lunga più costoso è quello che andrà a favore delle imprese:
5,4 miliardi. La ragione è in un dettaglio non trascurabile: sin
dall’anno scorso il governo aveva messo a bilancio una riduzione
dell’Ires di 3,5 punti, al cambio quattro miliardi. A questo va aggiunto
il pacchetto «Industria 4.0» preparato dal ministro Carlo Calenda,
altri 1,4 miliardi. Non tutte le spese impatteranno sul bilancio del
2017: il piano sale a 2,4 miliardi nel 2018 e a 3,6 nel 2019. La lista
degli sgravi è lunga: conferma della legge Sabatini, misure a favore del
finanziamento delle start-up, superammortamento dei macchinari,
rafforzamento del Fondo di garanzia e dello sconto fiscale per i
lavoratori che firmano accordi aziendali. Cinque e più miliardi alle
imprese sono oltre il doppio di quel che la manovra stanzia
rispettivamente per il rafforzamento del fondo sanitario e le pensioni
(due miliardi), i rinnovi dei contratti e le assunzioni nel pubblico
impiego (1,9 miliardi). A questi 5,4 miliardi andrebbero poi aggiunti i
2,8 che - stando alle tabelle di Padoan - costituiscono la voce
investimenti e i circa 800 milioni per la nuova decontribuzione, il
piano garanzia giovani e l’alternanza scuola lavoro. Poiché 15 miliardi
sono impegnati a disinnescare gli aumenti di Iva e accise previsti dalle
clausole di salvaguardia, per completare il menù della manovra resta
poco: ci sono il rinnovo e l’allargamento degli ecobonus, scuola e
università avranno fra 800 milioni e un miliardo (le slide di Renzi e il
comunicato di Palazzo Chigi hanno indicato due cifre diverse), 600
milioni sono previsti per le famiglie e i bonus maternità, 60 alle pari
opportunità.
Le coperture
Insomma, se a prima vista la
manovra per il 2017 sembra distribuire fondi in mille rivoli, una
direzione c’è eccome. Il problema è semmai capire come il governo
intende finanziare un intervento da ben 27 miliardi di euro. Facendo una
forzatura alle regole europee, Renzi vorrebbe farne in gran parte
deficit: nelle slide ha indicato per il prossimo anno il 2,3 per cento
con un asterisco e la parola «stima». Un numero non concordato con
Bruxelles e sul quale ora «chiede una mano». Poi ci sarebbero la nuova
voluntary disclosure - due miliardi - e la rottamazione delle cartelle
Equitalia per ben 4 miliardi, due entrate una tantum che Padoan non
potrà portare automaticamente fra le voci di copertura. Nelle slide di
Renzi sono segnati 3,3 miliardi di spending review e altri 1,6 miliardi
di non meglio precisate «riorganizzazioni di fondi» di Palazzo Chigi.
«Le coperture ci sono», promette il premier. Per capirne di più
occorrerà attendere la bozza che il Tesoro deve mandare a Bruxelles. Lì i
numeri dovranno essere precisi: il documento avrebbe dovuto partire
sabato, ora si ipotizza fra domani sera e martedì. Un’incertezza che
dice molto su quanto sia difficile far tornare i conti.