lunedì 17 ottobre 2016

La Stampa 17.10.16
“Mossa elettorale”, “No aiuta la crescita”
Le nuove misure dividono gli economisti
Gros: approccio sbagliato. Ma Barba Navaretti: bene la spinta al lavoro
di Luigi Grassia Francesco Spini

Ce la farà la manovra da 27 miliardi a dare una scossa alla crescita? Se lo chiedete a Daniel Gros, ascoltatissimo direttore del Ceps di Bruxelles, vi dirà che «no, non credo che l’approccio di dare un po’ di soldi qui e là possa portare alla crescita». L’economista tedesco è scettico: «Mi sembra essenzialmente una manovra elettorale. Ha qualche elemento valido, ma l’impianto centrale è un miscuglio di piccole cose giuste fatte a metà e passi indietro, come la quattordicesima elargita ad alcuni pensionati». Ce l’ha col maggior deficit: «La maggior spesa non crea crescita, così facendo l’Italia resta dov’è». Di avviso differente Giorgio Barba Navaretti, economista della Statale di Milano. «Questa manovra dà una mano alla crescita - afferma -, anche se dipende anche da variabili non dipendenti dal governo. Ma la manovra sfrutta quasi tutti i margini concessi da Bruxelles. E lo fa in maniera opportuna». Stanziare 27 miliardi «potrebbe non bastare, perché i soldi si possono anche buttare, ma 15 miliardi sono giustamente destinati a sterilizzare l’aumento dell’Iva e anche gli incentivi e i tagli fiscali sono efficaci».
Se ci si sposta alla Bocconi, l’economista Andrea Beltratti dice che, in fin dei conti, «le misure sono importanti, ma nell’ambito di possibilità di bilancio assai limitate». Tutto da buttare? Non proprio.
Le imprese
Di buono, ad esempio, c’è che «la manovra dà spazio agli investimenti e guarda alle nuove tecnologie, all’Industria 4.0. Si va nella direzione giusta - nota Beltratti -. Le aziende innovative, orientate all’export e che vanno meglio delle altre, sono quelle maggiormente in grado di beneficiarne». Secondo Gros, però, proprio sul fronte delle imprese, «servirebbe molto di più». Le risorse? «Se il governo non ne avesse disperse con gli 80 euro o aumentando alcune pensioni, avrebbe potuto abbassare ulteriormente la tassazione alle aziende». Però se si sommano le misure di questa legge di Bilancio con quelle passate «la tassazione sulle imprese si abbassa a livelli compatibili con la media europea - osserva Barba Navaretti -. È importante che vengano favoriti gli investimenti, perché finora sono stati molto frenati: è essenziale rilanciarli. La manovra lo fa. Aiuta gli investimenti in macchinari e l’export di beni strumentali, che sono uno dei punti di forza dell’industria italiana».
Il lavoro
Il governo punta a ridare slancio al mondo del lavoro e lo fa agevolando l’assunzione di stagisti e pure con 8 mila posti di lavoro negli ospedali. «Il lavoro può ripartire in maniera importante solo se la crescita torna ad essere importante, senza di essa non vedremo grandi numeri», dice Beltratti. «Concedere sgravi per assumere giovani o altre categorie di persone crea una giungla di norme speciali che rende tutto meno efficiente. Meglio misure strutturali efficaci per tutti, finanziate per renderle stabili», nota Gros. Ma dal momento che «finora un fortissimo freno alle assunzioni stabili è stato il cuneo fiscale» adesso, dice Barba Navaretti, «la decontribuzione totale per tre anni, sommata al Jobs Act, avrà un forte impatto».
I consumi
A Barba Navaretti piacciono «gli incentivi alle ristrutturazioni», giudica «opportune» le misure «redistributive di sostegno ai redditi bassi, come la quattordicesima ai pensionati». E ancora: «Bene la pezza al problema degli esodati». «Peccato - aggiunge - che si continui a pensare ai pensionati ma non ai bambini: servirebbero più asili e nido e assegni di maternità».