La Stampa 16.10.16
Il film sulla rivolta degli schiavi che fa discutere l’America
di F. C.
La
storia vera dello schiavo Nat Turner che, nell’estate del 1831, guidò,
nella Contea di Southampton in Virginia, la ribellione contro le
violenze dei padroni bianchi, rivive con tutta la sua drammatica
crudezza, nel film di Nate Parker The Birth of a Nation, proiettato ieri
alla Festa del cinema. L’episodio, finito in un mare di sangue, con
l’uccisione di 55 bianchi cui seguì la reazione efferata dei signori
della Contea, ha, oltre al valore storico, un profondo significato
simbolico. Guidati dal loro leader carismatico, bambino autodidatta, poi
divenuto Predicatore grazie alla profonda conoscenza della Bibbia, le
vittime di orrori quotidiani, che comprendevano ogni tipo di
umiliazione, trovarono la forza di alzare la testa, impugnare le armi,
vendicarsi.
«Mi sono chiesto - dichiara Parker - in quale modo
avrei potuto essere più incisivo come regista nel sostenere la causa del
mio popolo. Potevo andare avanti leggendo sceneggiature in cui la gente
di colore viene rappresentata in base ai soliti stereotipi, oppure
potevo scegliere di lanciarmi in un progetto che avesse la forza di
cambiare il tono del dibattito, creando opportunità per lasciare un
segno sulla realtà».
Il film, di cui Parker è interprete oltre che
regista, ha vinto il Gran Premio della Giuria al Sundance Film
Festival, in settembre, a Toronto, è stato accolto con standing ovation e
la Fox Searchlight ha acquistato la pellicola per una cifra che supera i
17 milioni di dollari. Una marcia trionfale, già orientata verso i
prossimi Oscar, interrotta da una vecchia, brutta vicenda, risalente a
15 anni fa. Accusato di stupro, nel periodo in cui era studente
universitario, Parker è poi stato scagionato e giudicato innocente, ma
questo non ha impedito l’esclusione dal Festival di Los Angeles dove era
stato invitato.
Nel ripetere la sua estraneità alla questione,
Parker ha più volte sottolineato l’importanza politica di The Birth of a
Nation: « Se dovessi tornare indietro e rifare il film, lo girerei
esattamente nello stesso modo...Credo riesca a lasciare in chi lo vede
quello che io speravo. e cioè la consapevolezza che, dovunque ci sia
ingiustizia nel mondo, il nostro dovere è contrastarla»