La Stampa 16.10.16
Gaetano Azzariti, professore ordinario di Diritto costituzionale
«Voto No. Il problema non è avere più norme ma migliori»
I testi legislativi sono illeggibili: pochi articoli ma tantissimi commi e rrimandi
La fabbrica delle leggi lavorerà più in fretta. Non è una buona notizia, professor Azzariti?
«Mi
pare che fino a poco tempo fa il problema da tutti denunciato fosse un
altro: di leggi in Italia se ne fanno troppe e come conseguenza la
qualità non è eccelsa. Semmai, dunque, ce ne vorrebbero meno e meglio
fatte».
Lei è di questa opinione?
«Parlano i numeri. Nella
XVI legislatura, per fare un esempio, si sono prodotte da noi quasi il
triplo delle leggi rispetto a Regno Unito e Spagna. Tante leggi per di
più “mostruose”: composte da pochi articoli, tantissimi commi e
altrettanti rimandi che rendono i testi illeggibili. Con la conseguenza
che le leggi sono anche di difficile applicazione perché infarcite di
deleghe e di decreti attuativi che i governi faticano a definire. La
riforma costituzionale non si preoccupa di questo problema reale».
Però si vuole evitare che certe importanti riforme vadano alle calende greche. Non è un bene?
«Se
si riferisce alla corsia preferenziale introdotta con il voto a data
certa rilevo che questo genere di misure si potevano, anzi si dovevano
realizzare attraverso una modifica del regolamento della Camera, assieme
allo Statuto delle opposizioni. Invece si fissa in costituzione il
privilegio del governo, che ha la via spianata per i suoi disegni di
legge, mentre lo statuto delle minoranze è rinviato al futuro
regolamento».
Ammetterà però che troppe leggi si incagliano lungo la via...
«Vero:
le unioni civili hanno impiegato trent’anni per arrivare in porto. Ma
ce ne sono altre che passano in un batter d’occhi. Nel 2009 bastarono 6
giorni per far slittare il referendum. Il cosiddetto salvabanche fu
approvato in 13 giorni. E il Lodo Alfano, per quanto discutibile e
altamente controverso, richiese neppure tre settimane. Quando c’è una
maggioranza parlamentare convinta, si può fare prestissimo pure con la
normativa attuale. Il vero problema sono la litigiosità e la
frammentazione. Chi pensa di superare le debolezze del sistema politico
attraverso una nuova disciplina costituzionale, non fa che scaricare
altrove le proprie responsabilità. I partiti dovrebbero modificare la
propria “costituzione” interna prima di quella degli italiani. Che si
può sicuramente cambiare e migliorare. Ma questa riforma non risolve i
veri problemi, semmai mi sembra destinata ad aggravarli».