domenica 16 ottobre 2016

Corriere 16.10.16
Parte il comitato pd sull’Italicum I duri della sinistra: da solo non basta
di Al. T.

S arà probabilmente martedì la prima riunione del comitato che dovrà cercare un’intesa nel Pd sulle modifiche all’Italicum. Per la maggioranza ci saranno il vicesegretario Lorenzo Guerini e il presidente Matteo Orfini, oltre ai capigruppo di Camera e Senato, Ettore Rosato e Luigi Zanda. La minoranza ha scelto di partecipare con Gianni Cuperlo e si aspetta un risultato utile entro il 1 novembre. In gioco c’è il Sì della sinistra del partito al referendum del 4 novembre.
La prima scelta a cui si dovrà far fronte riguarderà il metodo. C’è chi vorrebbe un coinvolgimento degli altri partiti nella discussione e chi preme per un’intesa prima nel Pd. Ma le posizioni sono differenziate anche nella minoranza: Cuperlo è più dialogante e aperturista rispetto ad altri, come Roberto Speranza. Miguel Gotor è su quest’ultima linea: «Noi andiamo con il massimo rispetto del comitato, ma anche con qualche forma di scetticismo. Dico subito che non sarà sufficiente trovare un’intesa: non basterà un risultato extraparlamentare. Se intesa nel Pd ci sarà, sarà un contributo utile, ma non decisivo a superare le ragioni del No al referendum».
Intanto il fronte del Sì prova a serrare le fila. Interviene il solitamente silenzioso Luca Lotti per spiegare che «chi vota Sì ha voglia di cambiare e noi vogliamo farlo». Il ministro Dario Franceschini vuole sgombrare il campo dall’idea che «il referendum sia un momento di scontro politico: ci sarà il congresso per chi vuole sfidare Renzi». E per Pietro Ichino bisogna votare sì perché «l’Italia ha bisogno che la stabilità del governo nell’arco della legislatura sia la regola e non l’eccezione. Noi abbiamo vissuto 70 anni con governi che avevano la vita media di un anno e mezzo».
Ma anche il No organizza i suoi eventi. Massimo D’Alema è in tour per l’Italia e così altri esponenti della minoranza (come lo stesso Gotor). Ieri alla sala Capranichetta di Roma, organizzato dalla Fondazione Basso e dalla Scuola per la buona politica di Torino, c’è stata una giornata per il no. Presenti giuristi come Elena Paciotti, Lorenza Carlassarre, Luigi Ferrajoli, Alessandro Pace e Stefano Rodotà. Alla fine di ogni sessione è stata data la parola a due docenti di diritto pubblico che sostengono le ragioni del sì.