La Stampa 15.10.16
Il venezuelano che sa leggere il mondo
Ecco il nuovo “Papa nero” dei Gesuiti
Padre
Abascal, esperto di politica, è il primo “generale” latinoamericano Ha
vissuto sotto il regime di Chavez esponendosi con giudizi molto critici
di Andrea Tornielli
«È
un uomo che sa leggere il mondo». I confratelli definiscono così Arturo
Sosa Abascal, 68 anni, venezuelano, eletto ieri mattina nuovo «papa
nero» della Compagnia di Gesù. Il 30° successore di sant’Ignazio per la
prima volta viene dall’America Latina. Circostanza significativa nel
momento in cui sul trono di Pietro siede, per la prima volta, un Papa
latinoamericano e gesuita.
«Ho il sentimento di avere bisogno di
tanto aiuto: adesso incomincia una grande sfida »ha commentato ai
microfoni di Radio Vaticana »Questa è la Compagnia di Gesù e allora Gesù
deve darsi da fare anche qua, con noi. Dopo, io mi fido dei compagni
che sono così bravi. Questo non è il lavoro di una persona, è il lavoro
del corpo della Compagnia. Io farò del mio meglio».
Ad eleggere
Sosa Abascal sono stati 212 delegati in rappresentanza dei quasi 17 mila
gesuiti del mondo, radunato nella Curia generalizia a due passi dalle
mura vaticane. Il nuovo «papa nero» è nato a Caracas nel 1948 ed è
figlio di un economista e banchiere venezuelano. Ordinato prete nel
1977, dottore in scienze politiche all’Universidad Central del
Venezuela, è stato provinciale dei gesuiti della sua nazione e rettore
dell’Università cattolica del Táchira. Dal 1998 è uno dei consiglieri
del superiore generale e negli ultimi due anni si era trasferito a Roma,
a fianco del «papa nero» Adolfo Nicolás, dimissionario all’età di
ottant’anni come il predecessore, nonostante la carica sia in realtà a
vita.
Grande esperto di politica e di dottrina sociale della
Chiesa, oltre che di spiritualità, Sosa Abascal ha vissuto la crisi
della rivoluzione venezuelana di Hugo Chavez e l’ha analizzata in
articoli e scritti non teneri con verso il regime. Ha conosciuto e
frequentato l’attuale Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro
Parolin, nunzio in Venezuela dal 2009 al 2013. Ha incontrato padre Jorge
Mario Bergoglio durante la 33° congregazione generale dei gesuiti a
Roma nel 1983. E lo ha incontrato più volte durante questi ultimi due
anni.
Chi lo conosce bene lo definisce «un vero leader», con
grande capacità di ascolto e grande capacità di discernimento. Un uomo
affabile ed energico, con le idee chiare, che «sa leggere il mondo» e ha
studiato a fondo i meccanismi del potere politico. Ma anche, spiega
alla Stampa padre Antonio Spadaro, direttore della «Civiltà Cattolica»,
una persona «di alto profilo spirituale, che unisce il suo essere un
uomo di Dio a una significativa statura intellettuale». Spadaro fa
inoltre notare come padre Sosa sia al contempo un «uomo di governo».
«Molte
delle sue riflessioni »ha scritto il giornalista cileno Luis Badilla
sul Sismografo »avvicinano notevolmente la sua visione di popolo a
quella di Francesco. Come figlio dell’America Latina la sua sensibilità
nell’ambito dei diritti è particolarmente alta, a fior di pelle». I temi
della giustizia sociale come pure dell’emergenza rifugiati e migranti
saranno nell’agenda delle priorità.
Il rapporto con il Papa
gesuita, assicurano i membri della Compagnia, sarà collaborativo. Tre
settimane fa, nella conferenza stampa di presentazione della
congregazione, padre Federico Lombardi, già portavoce vaticano, aveva
ricordato tra le questioni da chiarire con Bergoglio anche il ruolo dei
gesuiti nella Radio Vaticana, che nella riforma dei media della Santa
Sede «come tale scompare».
«Francesco »ha detto ieri Lombardi
»conosce padre Sosa e c’è già una buona base di comunicazione. Il Papa è
stato il primo al mondo a essere informato, è molto contento, ha dato
la sua benedizione e ha manifestato la sua allegria per l’elezione.
Certamente il fatto che sia dell’America Latina è interessante. Gli
ultimi tre erano europei vissuti in Asia. La Compagnia ha uno sguardo
non eurocentrico. Ci sentiamo un corpo molto mondiale».