La Stampa 11.10.16
“È l’ennesimo bluff”
La sinistra Pd non si fida
Scatta il libera tutti
Il segretario è convinto che la base sia con lui
di Carlo Bertini
«Nulla
è cambiato: se non si incardina subito una proposta del Pd su cui Renzi
ci metta la faccia, noi il 4 dicembre votiamo No». La porta di Bersani,
Speranza e Cuperlo resta socchiusa se non già chiusa: la sinistra Pd
pubblicamente non vuole fare come se nulla fosse avvenuto e dice di
esser disposta a vedere le carte. «Se il comitato fa il miracolo siamo
felici...», tanto che Speranza è pronto a farne parte. Ma in realtà non
si fida di quello che il braccio destro di Bersani, Miguel Gotor,
definisce «il bluff» di Renzi che liquida «in tono sprezzante come un
alibi le nostre richieste». E dunque non lo segue nello stretto sentiero
aperto, poiché «l’impegno a cambiare la legge elettorale prima del 4
dicembre sarebbe un’altra cosa visto che l’esperienza suggerisce che è
sempre meglio prima vedere il cammello».
Nessun
placet a chi invece vara un comitato, «si sa che le commissioni si
fanno quando in realtà non si vuol decidere nulla». Dunque i compagni
non ci stanno «perché il 5 dicembre cambia il mondo e se vince il Sì
ognuno fa come vuole». Ergo, Renzi potrebbe dire di averci provato ma
che mancando un accordo con le opposizioni, l’Italicum resta com’è. La
sinistra non scorge una reale volontà del premier a cambiare, non apre
spiragli anche perché nei territori «molti compagni stanno già facendo
campagna per il No».
E dietro le quinte
rigetta con sdegno la dose di «fuffa» - così definiscono l’apertura del
premier nei loro sms - profusa nelle loro orecchie per non prendere il
toro per le corna. Già nell’ascoltare la relazione gli sbuffi e le
occhiate tra Roberto Speranza e Nico Stumpo erano le stesse di quando i
due andarono a Catania a sentire cosa avrebbe detto il segretario nel
comizio di chiusura della Festa nazionale, appuntamento simbolico. «E
sono le stesse, un comitato che verifichi cosa vogliono fare gli altri
partiti e se vi sia una maggioranza in Parlamento», commentano. Ma poi,
quando nella replica Renzi non coglie la palla lanciata da Franceschini
di mettere nero su bianco una modifica dell’Italicum targata Pd, il
segnale è chiaro: un tana libera tutti.
E
anche l’appello di Franceschini, «ma come si fa a non vedere che
vincitori del No saranno Grillo e Salvini?», cade nel vuoto, perché se
«Renzi oggi ha aperto uno spazio importante malgrado due interviste
della vigilia che dicono no», loro vedono solo fumo negli occhi. Perché
Renzi ha dimostrato di esser convinto che il problema non sussista e
invece di impegnarsi in prima persona ha delegato a Guerini e ai
capigruppo la quadratura del cerchio. E per giunta ha fatto la sua
«apertura» con un tono di sfida che è parso molto contundente, «con
l’aria di chi concede un contentino a chi si mette di traverso al
referendum con argomenti pretestuosi, poiché siccome è rimasto da solo
con un pezzo di Pd e tutti contro ora è nei guai e prova a correggere,
ma senza esserne convinto».
Da parte sua, il
premier è deluso ma non stupito: se lo aspettava questo sindacato di
blocco, ma è sicuro di aver «stanato» i compagni e che il popolo del Pd
lo seguirà in massa mettendo all’indice «la vecchia guardia». Per questo
darà il via libera all’Italicum 1.0, quello con il premio alle
coalizioni, ma solo dopo il referendum, su questo non arretra: dopo il
voto ogni scenario sarà più chiaro per trattare con Forza Italia e i
grillini che ora non vogliono saperne.