La Stampa 10.10.16
Sarkozy chiude le porte agli immigrati
“Basta ricongiungimenti familiari”
di Leonardo Martinelli
In
questa costruzione, rossa e avanguardista, in genere si esibiscono le
rock star. Ieri allo Zénith di Parigi si è esibito Nicolas Sarkozy. Sono
venuti ad ascoltarlo in più di 6mila: il suo popolo, uomini e donne
(tante donne), vecchi e giovani (moltissimi giovani), tanti bianchi e
praticamente nessun immigrato, neanche di nuova generazione. Mancano
cinque settimane al primo turno delle primarie della destra (per
scegliere il candidato alle presidenziali del 2017, che ha tutte le
chances di ritrovarsi al secondo turno con Marine Le Pen). E lui ha
organizzato il suo primo grande meeting all’americana, per parlare di
«declassamento» della Francia e dei francesi, sociale e non solo,
presentandosi come «portavoce della maggioranza silenziosa». Mentre i
sondaggi lo danno ancora a distanza - breve - dietro Alain Juppé.
Anne-Sophie
ha 42 anni e viene dalla periferia bene di Parigi: «Ma io mica sono
ricca: faccio la portinaia». Ripensa a quando Sarkozy è stato
presidente, dal 2007 al 2012: «Ci fu quella grossa crisi economica, a
livello internazionale. Fu dura anche per me, ma mi sono salvata, solo
grazie a lui». Non importa se Nicolas attinse a piene mani al bilancio
pubblico, lasciando a François Hollande una pesante eredità. «Oggi i
francesi – tuona lui dal palco - sanno che i loro figli vivranno peggio
di loro. E già in tanti hanno più difficoltà dei genitori».
Dei
suoi guai giudiziari, ovviamente, neanche una parola. E dire che nei
prossimi giorni verrà forse rinviato a giudizio per lo scandalo delle
spese gonfiate nella campagna elettorale del 2012. E anche a causa di
meeting come questo. «Non è mai stato condannato. Juppé, invece, sì. E
per un po’ di tempo è stato addirittura dichiarato ineleggibile –
sottolinea Pascale, 59 anni, impiegata in un’amministrazione comunale
nello Champagne -. Contro di lui c’è l’accanimento della giustizia. E
dei giornalisti, che comunque in Francia sono dei maiali e basta».
Ieri
Sarkozy ha insistito sul referendum che vuole indire, se diventerà
presidente, per eliminare il ricongiungimento familiare, la possibilità
per un immigrato legale di farsi raggiungere dai familiari. «Giusto –
commenta Pascale – visto che in Francia ci sono persone che hanno un
lavoro e che vivono per strada in un’auto. Dobbiamo prima pensare a
loro».
Mai e poi mai, dal palco dello Zénith, Sarkò ha citato il
rivale numero uno, ma ha ammesso: «Porto con me la parola della destra
repubblicana, non della sinistra». Sì, girano voci che tanti elettori
della gauche vogliano partecipare alle primarie di destra per votare
Juppé e sbarrare la strada a Nicolas. «Che pena – dice Edgar, 21 anni,
operaio nei lavori stradali -: Juppé è ormai il candidato della
sinistra». Daniel, 68 anni, stilista di moda in pensione, non ha ancora
deciso fra i due, anche se « Juppé è la saggezza e Sarkozy la fermezza, e
ho l’impressione che oggi ci sia più bisogno di fermezza». Se Juppé
finirà al secondo turno contro Marine Le Pen, Anne-Sophie andrà comunque
a votare «e lo farò a malincuore. Ma sì, voterò per la Le Pen».