Il Sole Domenica 9.10.16
Abitare le parole / desiderio
La tensione e il limite
di Nunzio Galantino, monsignore
Quanti
desideri, accompagnati da altrettante domande, caratterizzano la vita
di tutti! Nemmeno da adulti smettiamo di desiderare, interrogare,
interrogarci e mettere in atto scelte che aiutino a realizzare i
desideri e fornire risposte sensate agli interrogativi. Tutto questo
dinamismo però vale solo quando, come già si è detto in questa rubrica,
avvertiamo un senso di incompletezza che chiede di essere colmato; a
patto cioè che accettiamo di essere “limitati”. La coscienza del limite
intesa come coscienza dell’essere storico, incarnato, relazionale ecc.
si rivela essere una spinta decisiva verso il fascino delle frontiere.
Se l’uomo non fosse limitato e non si percepisse come tale non potrebbe
desiderare. Pensiamo agli “spiriti sazi”, pensiamo cioè alle persone
boriose, megalomani, gonfiate. Per esse tutto il reale coincide con
quello che posseggono, vedono, sanno e toccano. Nella loro condizione
non c’è posto per il desiderio. Si sentono completamente immerse nel
mondo di aspirazioni già attuate, complete e piene. Desiderare è sentire
fisicamente o spiritualmente che manca ciò che avvertiamo essere utile,
buono, necessario per essere uomini e donne riusciti: nuove
realizzazioni, nuovi incontri, nuove mete, nuove relazioni. Ma non tutti
i desideri sono uguali. Non tutti i desideri possono realizzarsi. Vi
sono desideri che si trasformano in pretese quando all’origine, al
centro e al termine di essi sto solo io e la mia voglia di realizzarmi.
Allora all’atto del desiderare si accompagna la pretesa di realizzarlo.
Passando quasi sempre sopra la verità delle cose e l’importanza delle
relazioni. Vi sono desideri che non potranno mai essere soddisfatti, pur
essendo belli e buoni. Nonostante ciò, affermava il pastore luterano
Dietrich Bonhoeffer, le nostre esistenze possono lo stesso ritenersi
complete. Non è necessario soddisfare tutti i propri desideri, per
essere felici. C’è un’etica del desiderio che non può essere ignorata o
trascurata, pena il trasformare i desideri in spie che rivelano tutta la
loro natura egoistica. Desiderare deriva da sideris, “stella”. I
desideri rinviano a ciò che è più grande, a ciò che è “oltre”. Il nostro
sguardo, nel desiderio, deve essere rivolto verso l’alto, verso ciò che
ci supera e può apportare bellezza, bontà e senso alla nostra esistenza
e a quella degli altri. Insomma, è importante non dimenticare lo
stretto legame che passa tra senso del limite e fascino delle frontiere;
nel senso che una concezione antropologicamente corretta del processo
di accettazione del limite aiuta a riconoscere al limite un valore non
solo terapeutico, ma anche morale: esso contribuisce cioè a liberare e a
sostenere i desideri che alimentano la dinamica di crescita della
persona.