Il Sole Domenica 16.10.16
E se ripartissimo da Talete?
Giocando con le ombre inventò la geometria. La si può insegnare così anche oggi, con gran divertimento per bambine e bambini
di Franco Lorenzoni
«La
rivoluzione, nel caso di Anassimandro, è un pensiero che diventa
realtà», sostiene Valeria a 10 anni, aggiungendo: «Tu provi a crederci,
però, visto che non ci crede nessuno, nessuno ti incoraggia, perdi un
po’ la capacità. Poi però, quando scopri che è vero, allora è un sogno
che diventa realtà».
Di fronte ad Anassimandro, che per primo
sostenne che la Terra non si poggia su nulla e vola libera nello spazio,
in quinta elementare ci siamo domandati come avesse fatto a comunicare
la sua scoperta e a convincere gli altri. Una preoccupazione sentita dai
bambini con particolare intensità perché tante volte capita loro di non
venire presi sul serio. La vicinanza all’origine delle cose e al primo
sorgere di domande e pensieri è propria dell’infanzia. Per questo sono
convinto che faccia bene dialogare e ragionare, nei primi anni di
scuola, attorno alle grandi svolte del pensiero umano. Così, quando
arrivo in quarta elementare, non resisto e propongo di sostare e
frequentare a lungo Talete.
Talete fondò la geometria perché per
primo vide con gli occhi della mente il triangolo formato da un uomo e
la sua ombra. Ora, poiché la scuola elementare è innanzitutto un luogo
artigiano, prima di dire facciamo. Aspettiamo un giorno di sole e
usciamo all’aperto con metri e spaghi. I bambini amano molto giocare con
le ombre, ma pochi riescono a vedere che tra l’altezza del corpo e la
base rappresentata dalla sua ombra, si può immaginare un terzo lato
disegnato nell’aria dal raggio di sole che unisce la cima della testa
all’estremità dell’ombra, scoprendo il triangolo rettangolo che si
forma. Perché tutti vedano questo triangolo, li divido in gruppi e do
loro sottili corde bianche in modo che possano rendere visibili i
triangoli verticali nello spazio. Quei triangoli, diversi tra loro per
via delle diverse altezze dei bambini, hanno una proprietà decisiva che
ha cambiato la storia della percezione umana dello spazio: sono infatti
triangoli simili. Possono essere piccoli o grandi, ma le proporzioni tra
i lati restano uguali. Se li osserviamo meglio e diamo loro sostanza
ritagliando grandi cartoni, ci accorgiamo che i tre angoli sono uguali.
Uguale infatti è l’inclinazione del raggio di sole a quell’ora, sia che
unisca la mia testa all’estremità della mia ombra che la punta di un
cipresso alla sua.
Talete è nato a Mileto, città di mare libera da
imperi. Uomo curioso e fattivo, commercia l’olio e viaggia in Egitto.
Quando si trova di fronte all’immensa piramide costruita da un Faraone
che si crede Dio, gioca con la sua altezza e con la sua ombra, osando
paragonare l’ombra della piramide alla sua.
Siamo nel deserto, fa
molto caldo, ma il sole di Talete non è il potentissimo dio Ra degli
egiziani. È semplicemente un astro che gli permette di misurare
un’altezza. Di più, gli permette di paragonare l’altezza di un
viaggiatore straniero all’altezza di un monumento concepito per essere
incommensurabile. Ora, se l’incommensurabilità è la cifra del potere
assoluto che vuole incutere soggezione, ecco che quell’uomo greco,
venuto per mare dalle coste dell’attuale Turchia, nel suo instancabile
misurare e paragonare e ragionare, sta minando alla radice un sapere
legato all’assoluto della religione e del potere, gettando le fondamenta
del libero pensare della scienza e, forse, anche del futuro libero
argomentare in democrazia.
Coi triangoli lavoravano da secoli
Babilonesi ed Egiziani, i quali sapevano che con 3 segmenti di misura
3-4-5 si forma un triangolo rettangolo, assai utile per ridisegnare i
terreni dopo le piene del Nilo. Ma nessuno aveva mai giocato con i
triangoli in sé, oltre ogni utilità immediata, inventando la geometria.
Nessuno aveva sperimentato la straordinaria e irragionevole efficacia
della matematica, come la definisce il fisico Eugene Wigner.
Imitando
il nostro antenato di Mileto, nel piccolo paese di Giove ci
sbizzarriamo a misurare di tutto: dagli alberi alle case, all’altezza
del castello rinascimentale. Un gruppo di bambini un giorno hanno
persino inventato e costruito un bastone alto un metro che si regge in
piedi da solo, a cui è avvitato un metro che si srotola alla base e
misura la sua ombra. Lo abbiamo chiamato Taletometro perché basta
dividere per la misura dell’ombra del bastone la lunghezza di una
qualsiasi ombra orizzontale e troviamo di colpo l’altezza di ogni cosa
sia illuminata dal sole. Possiamo così giocare il gioco delle
proporzioni e cominciare a disegnare mappe in scala e inventare ogni
sorta di progetti.
«Vedere con gli occhi della mente» è
un’affermazione che Emma Castelnuovo amava ripetere per raccontare a noi
ragazzi cosa fosse la geometria, attribuendola a Federigo Enriquez, suo
grande maestro.
Il problema è che, come entra nella scuola,
Talete viene tagliato in due e sono certo che molti studenti non
sospettino alcuna parentela tra il Talete presocratico dell’acqua come
archè e il Talete dei quattro teoremi a lui attribuiti, che si studiano
in geometria.
Talete è il primo che studia e domanda ragione di
eventi naturali senza tirare in ballo gli dei. È dunque il primo
scienziato, ma è anche il primo filosofo perché invita ad indagare
sull’uomo e sull’origine di ciò che ci circonda. Si addensano dunque,
attorno al suo nome, una quantità di saperi al loro nascere e questo
emoziona bambine e bambini che, negli anni in cui compiono i primi passi
nel territorio della matematica e dello studio del cielo e della
natura, si domandano di continuo - se si dà loro ascolto - quale sia
l’origine delle cose e come nascano i pensieri dentro di noi.
Tornare
a Talete tutto intero ci aiuta a comprendere limiti e guasti di una
cultura che ancora paga la diffidenza idealistica verso il sapere
scientifico. Frequentandolo, scopriamo quanto matematica e filosofia
possano alimentarsi a vicenda perché l’instancabile misuratore di Mileto
è anche il primo a cui si attribuisce la frase “conosci te stesso”.