martedì 4 ottobre 2016

Il Sole 4.10.16
Orban insiste: cambierò la Costituzione
Nonostante la sconfitta al referendum anti-migranti il premier ungherese rilancia la linea dura
di Luca Veronese

Budapest. Il quorum non è stato raggiunto ma per Viktor Orban il referendum è stato «un successo» e il mandato politico al suo governo è chiaro: bloccare l’ingresso dei migranti in Ungheria, rifiutando le quote concordate per la ricollocazione nei Paesi dell’Unione. Il premier nazionalista ungherese ha compiuto ieri un nuovo passo verso la «democrazia illiberale», un concetto politico che lo stesso Orban ama utilizzare in contrapposizione alle democrazie europee «corrotte e malate». Ha infatti deciso di ignorare le leggi del suo Paese e di dare validità a una consultazione nella quale ha votato solo il 40% dei cittadini chiamati alle urne.
Orban ha annunciato un’iniziativa di modifica della Costituzione «nello spirito del referendum» per riaffermare il divieto di accoglienza di cittadini stranieri in Ungheria senza l’approvazione del Parlamento. Uno staff di esperti è già al lavoro per preparare il testo che dovrà poi essere recepito dall’Assemblea nazionale.
«La consultazione popolare di domenica ha raggiunto l’obiettivo: ora sappiamo che cosa vogliono gli ungheresi a proposito della migrazione di massa», ha spiegato il leader conservatore sottolineando che il 98,2% dei votanti è dalla sua parte e che i 3,2 milioni di voti espressi a favore del «no» non potranno essere ignorati. Ma dimenticando i cinque milioni di ungheresi che hanno deciso di non votare seguendo anche le indicazioni delle opposizioni progressiste. «Volete che l’Unione europea possa prescrivere l’insediamento obbligatorio di cittadini non ungheresi anche senza il consenso del Parlamento nazionale?»: questo il quesito con il quale il governo di Budapest intendeva raggiungere il plebiscito e rilanciare la sfida a Bruxelles.
La batosta subita non sembra tuttavia aver scoraggiato Orban che ha insistito con la consueta enfasi nell’attaccare l’Unione europea. «La burocrazia di Bruxelles e la sinistra europea ritengono utile l’immigrazione di massa. È in corso nella Ue un’accoglienza organizzata e mirata», contro la quale l’Ungheria intende lottare, pur sapendo che «sarà una lotta lunga e difficile», ha sostenuto Orban in Parlamento dicendosi pronto a nuovi scontri con l’Unione.
I maggiori partiti della sinistra avevano indicato l’astensione per rendere invalido il referendum. Ma durissime critiche a Orban sono arrivate anche dalla destra xenofoba schierata contro l’arrivo di migranti: i responsabili di Jobbik hanno chiesto le dimissioni del premier colpevole di aver «indebolito se non ridicolizzato » l’Ungheria di fronte ai partner europei. «Da domenica Orban è un politico fallito. Nessuno più a Bruxelles potrà più stare a sentire seriamente quello che dice. E i burocrati dell’Unione europea potranno trarre vantaggio dal suo grave errore e dalla sua irresponsabilità», ha detto ieri in Parlamento il leader del movimento Jobbik, Gabor Vona. «Signor primo ministro, lei dovrebbe dimettersi come ha fatto David Cameron. So già che non lo farà ma almeno ci deve delle scuse», ha aggiunto Vona rivolgendosi in aula direttamente a Orban.
Il referendum di domenica ha segnato nei fatti la prima significativa battuta d’arresto per la leadership di Orban che governa il Paese dal 2010 con una schiacciante maggioranza in Parlamento. Sui migranti Budapest ha cercato un nuovo scontro con l’Europa al fine di riaffermare la sovranità nazionale e - dicono le opposizioni - «distrarre gli ungheresi dai problemi economici e sociali che il governo non è in grado di affrontare». Dopo aver fatto erigere una barriera di filo spinato, alta quattro metri e lunga 180 chilometri al confine con la Serbia, per bloccare i migranti che risalivano i Balcani tentando di entrare nell’Unione, Orban si è battuto in una campagna elettorale da 50 milioni di euro, alimentando la paura degli ungheresi verso i migranti.
Circa 400mila migranti sono passati dall’Ungheria nell’ultimo anno tentando di entrare nell’Unione europea ma i flussi sono ormai azzerati e l’asilo è stato concesso solo a 508 rifugiati. Ma Orban ha ormai scelto di non ignorare i numeri, che riguardino i migranti o che siano voti.